Maurizio Accardi, Il libro. Avvertenze per l’uso. (L’Epos)
La stampa fu il primo esempio di produzione di massa e il libro fu la prima merce uniforme e ripetibile, dice Marshall McLuhan. Come dire, la stampa è stata l’inizio del capitalismo.
Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, dice Umberto Eco in un’altra citazione riportata in quest’opera, e in una pagina di profondo amore per questa tecnologia ci spiega il perché di questa eternità del libro.
Anch’io credo che i libri ci saranno sempre, anche dopo che l’oralità secondaria che sta travolgendo le comunicazioni (vedi nel blog, Oralità e scrittura di Walter J. Ong) avrà travolto anche l’economia capitalistica e le sue strutture sociali.
E mentre l’Epoca Tipografica volge alla fine, le possiamo mandare un saluto affettuoso nell’occasione di questo Natale, regalando e regalandoci questo bellissimo libricino perfettamente autoreferenziale che spiega tutto di sé stesso, fatto da una piccola casa editrice di Palermo.
Il libro.
Oggetto che rende visibile il pensiero, oggetto che contiene lo spazio e il tempo e dà loro la sua tangibilità di cosa che sta in mano, che può essere spostata.
Una riga dopo l’altra, una pagina dopo l’altra qui il libro si racconta e si mostra tutto e in tutti i suoi segreti di fabbricazione, di impaginazione e di legatura, in tutte le cose che bisogna sapere, fino all’elogio del filo refe, che fin che c’è stato in tutti i libri permetteva di girarli e di piegarli da tutte le parti senza che si spaccassero e senza che saltassero via le pagine. Permettendo a quelli che leggono senza sentimenti di devozione per l’oggetto che hanno in mano di farla franca, e permettendo ai libri di passare da un lettore all’altro trascinandosi addosso pezzi di esistenze concomitanti e successive e segni di gesti e di spazi e di tempi diversi.
Insomma questo libro del libro rende tangibile e scrutabile nel suo interno la distanza di cui parla Marshall McLuhan in La galassia Gutenberg, che nasce con la tipografia, la distanza tra il creatore il produttore e il fruitore del testo. Distanza non più così evidente con i testi informatici, che nel loro delocalizzarsi fuori dal tempo e dallo spazio stanno gradualmente ma molto rapidamente creando, anche questo lo dice McLuhan, una nuova forma di condivisione che in realtà è una nuova forma di che cosa, ancora non lo si può sapere.
Gioiello nel gioiello, una tavola rotonda immaginaria messa insieme con citazioni di persone che hanno scritto libri o che si sono occupate dei libri o che ne hanno realizzati e hanno scritto del loro lavoro, da Frassinelli a Cervantes. Miracolosa tavola rotonda, che ripete la magia tecnologica del libro, di essere fuori dallo spazio e dal tempo costituendo il suo spazio e il suo tempo, che sono stati il nostro spazio e il nostro tempo per sei secoli.
E si dà una spiegazione più che ragionevole di come anche editori un tempo perfetti adesso pubblichino roba piena di refusi. Perché le nuove tecnologie informatiche della simultaneità sono per forza di cose inadatte a quello che è sempre stato un lavoro di lentezza e di attenzione.
Un capolavoro che per 8 euro non dovrebbe mancare in nessuna casa in cui si amano i libri. (bamborino)
Non solo il libro è gioiosamente esente da errori di stampa, ma a pag. 22-23 c’è magnificamente scritto esauriente invece di esaustivo.
La stampa è la tecnologia dell’individualismo. (Marshall McLuhan, La galassia Gutenberg)
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