lunedì 23 aprile 2012

‘Ala al-Aswani

‘Ala al-Aswani, Palazzo Yacoubian. (Feltrinelli)
Si potrebbe proporlo come una lettura necessaria.
Innanzitutto perché è bellissimo.
Si comincia nell’animazione di una strada del Cairo, la scena in movimento di un uomo che cammina da casa verso il suo ufficio, voci, saluti, qualche vaga indicazione sulla vita precedente e attuale di quest’uomo, poi un’interruzione di due righe e si passa a un breve resoconto della sua vita, che si apre sulla storia recente dell’Egitto, che si riassume nella storia del palazzo Yacoubian.
Tutti i personaggi sono inquilini del palazzo, o vengono a vivere nel palazzo nel corso della narrazione, storie che si aggirano tra le scale gli appartamenti e il terrazzo e le strade vicine e si collegano da lì con tutto l’Egitto, sempre con un movimento incessante di facce, di gesti, di parole che è la caratteristica essenziale di questo romanzo, anche nel continuo brusco saltare da un personaggio all’altro, da una storia all’altra. Scatti di vivacità che si ripresentano nelle frequenti inserzioni di verbi al presente, che di colpo portano l’azione su un piano più immediato, come sotto la luce improvvisa di un riflettore.
Ma se anche la bellezza di un testo non fosse sufficiente motivo della necessità di leggerlo, credo che Palazzo Yacoubian sia una di quelle occasioni in cui la letteratura può aiutare a capire di più quello che abbiamo intorno. Per gli squarci di luce che da qui si gettano sull’Egitto e sul mondo arabo, o islamico, o chiamatelo come vi pare. Tenendo presente che ‘Ala al-Aswani, che tra l’altro fa il dentista, è stato così bravo da non fare arrabbiare nessuno, e questo romanzo nei paesi arabi è la seconda vendita dopo il Corano.
Si possono trovare parecchie cose, in Palazzo Yacoubian. Per esempio si può trovare una spiegazione dell’origine dell’integralismo islamico. E altre cose che sappiamo benissimo, cose che dovrebbero essere evidenti ma di cui non parla nessuno, cose che non vengono dette ma che se si sta più attenti ci si può arrivare anche da soli.
Con una descrizione dello stato, stato in tutti i sensi, contro cui è stata diretta la rivolta di piazza Tahrir.
E se si vuol fare un commento sul discorso esistenziale universale, che nella narrativa di alto livello non manca mai, credo di poter dire che la struttura del racconto, fatto per pezzetti staccati che riguardano di volta in volta i diversi personaggi, riflette una frammentazione e una mancanza di contatti interpersonali che sicuramente ha un suo peso tremendo nel contesto di una società disgregata che non trova una strada praticabile fra una tradizione di cui forse non è consapevole (rimando per questo alla  Storia della Palestina moderna di Ilan Pappe) e una modernità che non riesce a definire.
Ma è sostanzialmente la stessa frammentazione disgregata del nostro mondo occidentale. Così si potrà dire anche che Palazzo Yacoubian chiude su una nota che potrebbe apparire patetica, ma in realtà si unisce ai molti che come Romain Gary in Biglietto scaduto vedono negli anni Sessanta una specie di epoca della fine del mondo, e la storia d’amore tra una donna giovane e un uomo vecchio diventa anche qui un’allegoria del tentativo disperato di recuperare qualcosa di un passato ancora vivo ma sempre più raro e comunque agonizzante. (moll)
Tra pag. 34 e pag. 36, non si capisce se va bene burghul o burghal, a pag. 66 c’è un brutto a bocconi, a pag. 112 un biricchino invece di birichino, a pag. 133 manca un verbo, a pag. 177 c’è un’iniezione intravenosa, che in italiano non lo dice nessuno, si dice endovenosa anche in ambiente medico, a pag. 179 c’è un soddisferà che lascia sorpresi perché in altri punti il verbo soddisfare è usato come si deve, a pag. 192 si è tralasciato uno stacco, a pag. 198 c’è un saldato, che sistemato sarebbe andato molto meglio. In più c’è una svista autoriale sul servitore Abaskharon, che prima si dice che vive in casa del padrone, ma poi ci arriva al mattino.
Non vi è nessun sentiero specifico per uscire dall’amore più che non ve ne sia per entrarvi. (Thomas Hardy, Via dalla pazza folla)

Nessun commento:

Posta un commento