venerdì 15 giugno 2012

Marc Augé


Marc Augé, Nonluoghi. (elèuthera) 
Come dice Walter Ong in Conversazione sul linguaggio, noi viviamo per la prima volta in un’epoca che studia accanitamente sé stessa.
Nonluoghi fa parte di questo studio accanito, e contribuisce a spiegare l’accanimento.
Si tratta di un libro piccolo, che ci portiamo a casa per 10 euro e che non si esaurirà in una sola lettura.
Marc Augé è un etnologo, e ci spiega subito che la ricerca antropologica si occupa essenzialmente dell’Altro, e molto rapidamente il mondo in cui viviamo è diventato Altro sotto i nostri stessi occhi. Perché tutto è cambiato e continua a cambiare con una velocità pazzesca. Da qui l’opportunità di applicare al nostro mondo i criteri di studio e le categorie mentali dell’etnologia. 
Nel 1992 Marc Augé identifica le caratteristiche fondamentali di quella che egli chiama surmodernità, nel triplo eccesso o tripla accelerazione, triplo con la comica caratteristica di questo Autore, di dividere tutto per tre, tanto che al triplo eccesso farà seguire, nella prefazione a Nonluoghi scritta nel 2009, il triplo decentramento.
La prima forma di decentramento è quella delle città, che da una parte si definiscono sempre di più per la loro capacità di essere nodi di contatto con il mondo e dall’altra diventano luoghi di compresenze e suddivisioni etniche e sociali come non sono mai state.
La seconda forma di decentramento è quella della casa, dove il televisore e il pc hanno preso il posto del focolare di un tempo, trasformandola da luogo di raccolta e di chiusura per la famiglia in luogo di ulteriori aperture verso la comunicazione continua con l’esterno.
La terza forma di decentramento riguarda l’individuo, che si trova dotato di mezzi di continuo contatto con l’esterno (computer, Internet, telefonini che ne fanno di ogni, e adesso c’è anche l’iPad) e quindi viene in un certo senso a trovarsi decentrato rispetto a sé stesso.
I tre decentramenti preparano il discorso sui tre eccessi e danno conto, dopo più di quindici anni, dell’aumento di diffusione e di estensione di quelli che Marc Augé chiama nonluoghi empirici.
La prima forma di eccesso riguarda l’accelerazione del tempo, la nostra percezione di un tempo sempre più fitto di avvenimenti (quanti telegiornali ci sono in una giornata?) e di cambiamenti, insieme con quella che si potrebbe chiamare la storicizzazione del passato personale, in cui i decenni recenti sono già storia, che si accompagnano alla fine degli obiettivi di progresso storico che avevano caratterizzato le ideologie del XIX e del XX secolo.
La seconda forma di eccesso riguarda lo spazio, nel quale è più facile spostarsi, e che si sposta da solo attraverso la continua trasmissione di immagini.
La terza forma di eccesso riguarda l’individuo: attraverso l’eccesso del tempo e l’eccesso dello spazio ogni persona si trova ad essere trascinata sempre più profondamente nella storia e nelle storie di tutti, mentre la globalizzazione e la precarietà rendono i riferimenti di identificazione collettiva sempre più sfumati e diventa sempre più forte la necessità di darsi un senso come individui, in un mondo che non cessa, con la pubblicità e tutta la comunicazione, di prescrivere e di indirizzare questo sforzo.
Dall’esplosione portata da questi tre eccessi nascono i nonluoghi, che sono spazi dedicati al consumo, alla circolazione, alla comunicazione.
Il testo di Marc Augé si svolge proprio sulla spiegazione della natura e delle caratteristiche fisiche ed esistenziali del nonluogo, dove consumo circolazione e comunicazione non sono quelli della piazza del paese, del negozio, del quartiere, ma quelli del supermercato, dell’autostrada, dell’aeroporto. Dove ci si trova sempre in base ad una relazione contrattuale, dove si ricevono comunicazioni passive attraverso cartelli, dove l’individualità, dall’essere l’elemento organico di una società definita da un percorso storico che si identifica anche negli spazi che la rappresentano e la significano, diventa contrattualità solitaria.
C’è tanto, in questo libro. Tanto per diverse letture successive, in cui di volta in volta può venire in mente di tutto.
Per esempio quando leggeremo che la tentazione del narcisismo è tanto più affascinante in quanto sembra esprimere la legge comune, fare come gli altri per essere sé stessi, ci potrà venire in mente la rivalità mimetica di René Girard in La violenza e il Sacro, e se ci vorremo guardare in giro ci potremo accorgere di quanta gente per distinguersi dagli altri si fa fare il suo bravo tatuaggio, proprio come fanno tutti. Appunto come dice Marc Augé, fare come gli altri per essere sé stessi.
Nonluoghi esce nel 1992. Nessuno scriveva sms, non si navigava in Rete. Ma Marc Augé aveva visto nella comunicazione attraverso testi scritti la caratteristica essenziale dei nonluoghi. E chiude il suo libro dichiarando aperta la strada per un’antropologia della solitudine.
Antropologia e sociologia ed economia della solitudine che tuttavia era già stata studiata e mostrata a fondo da Marshall McLuhan in  Gli strumenti del comunicare, di cui Marc Augé non fa menzione anche se è impossibile che non lo conoscesse, mentre quasi trent’anni dopo ne ripete gli argomenti distanziandosene ben poco, se non nell’individuazione e nella definizione dei nonluoghi.
Intanto nel 1979 Romain Gary, non in un’opera di sociologia né di filosofia ma in un romanzo, nelle parole della citazione che si unisce a questo post aveva già visto la figura del terzo eccesso della surmodernità, l’eccesso dell’individuo.
Gli scrittori arrivano sempre per primi. (bamborino)
A conti fatti, tutto si riduce a un eccesso d’informazioni su noi stessi. Prima, uno poteva ignorarsi. Poteva conservare le proprie illusioni. Oggi, grazie ai mass-media, alla radio e soprattutto alla televisione, il mondo è diventato eccessivamente visibile. La più grande rivoluzione dei tempi moderni è questa improvvisa e accecante visibilità del mondo. Nel corso degli ultimi trent’anni abbiamo appreso sul conto nostro più di quanto abbiamo appreso nel corso dei millenni, ed è una cosa traumatizzante. (Romain Gary, L’angoscia del re Salomone)

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