venerdì 18 gennaio 2013

Anton Čechov


Anton Pavlovič Čechov, Il caso Rykov (dal nostro corrispondente). (nottetempo)

Qualcuno (chi? concorso a premi senza premi) ha avuto Una volta mi era capitato di avere la faccia tosta di sostenere che la letteratura di tutti i tempi e di tutti i paesi si divide in due parti, da una parte la letteratura di tutti i tempi e di tutti i paesi e dall’altra i racconti di Anton Čechov. Che è decisamente una battuta, ma secondo me non poi tantissimo lontana dal vero.  
Di un racconto di Anton Čechov, La paura, si è già parlato. Questo post è per invitare chi non conosce i racconti di Čechov a leggere questo libricino per avere una dimostrazione in breve di una delle più stupefacenti capacità narrative e di approfondimento dell’essenza dell’umano che ci siano mai state e che ci saranno mai, che qui si manifesta nel racconto di un processo che raccontato da un altro sarebbe quanto di più noioso si possa immaginare.
Processo che peraltro fa vedere come le truffe finanziarie colossali che fregano milioni di risparmiatori non siano una novità legata alla deregulation americana o alle corruzioni italiane ma sono talmente connaturate nell’anima del capitalismo da presentarsi anche in un paese, qual era la Russia di quei tempi, che è appena uscito dal feudalesimo.
E chiudo qui il post, invitando tutti quelli che non conoscono Čechov a cominciarne subito la lettura, per scoprire nell’opera di questo medico russo di cent’anni fa le stesse tematiche esistenziali della grande letteratura contemporanea, oltretutto espresse su diversi livelli di possibile interpretazione, cioè per fare un esempio, di Il monaco nero si può avere una lettura iperbuonista e una lettura ultracattiva.
Aggiungo che ho la rara anche se non casuale fortuna di possedere la vecchia edizione completa dei racconti, Biblioteca Universale Rizzoli, e quindi da discreto conoscitore dell’opera di Čechov, consiglio tra tutte l’attuale edizione Rizzoli in volume singolo, che contiene secondo me tutti i racconti più importanti, ordinati cronologicamente, anche se l’edizione forse più bella che mi è capitata tra le mani è quella, non molti racconti ma fondamentali, della serie Ottocento della Biblioteca di Repubblica che veniva venduta con il giornale nel 2004, con una bellissima introduzione e soprattutto una splendida traduzione di Fausto Malcovati, che peraltro ha curato anche il libricino di nottetempo. (bamborino)

Sarebbe stata di gran profitto qualche nota di spiegazione per alcuni dei termini presenti nel testo, perché non è detto che tutti sappiano (io non lo so) che cosa vuol dire, per esempio, scontare una cambiale. 




Questo sistema è l’ideologia di sé stesso; funziona come le istruzioni per l’uso; fa letteralmente da schermo alla realtà, alla quale si sostituisce o meglio della quale occupa il posto. (Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro?)

Nessun commento:

Posta un commento