lunedì 30 aprile 2012

René Girard, Vittorio Gallese

René Girard, La violenza e il sacro. (Adelphi)


Vittorio Gallese, Dai neuroni specchio alla consonanza intenzionale.
Riassumere e spiegare un’opera così importante sarebbe un’impresa decisamente al di là della portata dei nostri poveri mezzi.
Quindi si fa quel che si può e innanzitutto informiamo il lettore che se all’inizio ci potrebbe essere l’impressione che René Girard scriva in quello stile caro ai francesi che definiremmo situazionista o à la Foucault, cioè che non si capisce quasi niente fino alla quarta rilettura, qui nel giro di due o tre pagine di relativa modesta fatica le cose cambiano, e anzi gradualmente lo stile di Girard rivela la piacevole particolarità di sviluppare il discorso come se l’argomentazione non fosse già presente nella sua mente ma si andasse formando mentre scrive. Peraltro, non crediamo che ci sia nemmeno bisogno di essere particolarmente preparati per seguire tutto il discorso. Certo, conoscere le due tragedie di Sofocle e di Euripide che vengono prese in esame è utilissimo, ma allora questo libro diventa un’ottima occasione per fermarsi un momento e aprirsi al teatro greco, per poi ripartire nella lettura con un piacere molto aumentato.
Poi si fa presente che di fronte a questo libro secondo noi i lettori possibili si dividono in due categorie.
La prima categoria sono quelli che il mondo in cui vivono gli va bene così e non ci trovano niente di strano o di sbagliato o di orribilmente distorto e doloroso, e questi o si annoieranno e troveranno che è una massa di cretinate per intellettuali eruditi, o riceveranno un’illuminazione, ma saremmo più propensi per la prima ipotesi.
La seconda categoria sono quelli che si domandano cosa sta succedendo, che tutte le volte che accendono la televisione in cinque minuti stanno male e spengono, che si domandano cosa c’ha la gente che per anni sono andati avanti a dire nella misura in cui e poi un attimino e adesso assolutamente e quant’altro, e perché per le vacanze partono e tornano tutti insieme e perché si sono mesi tutti a viaggiare che prima si stava a casa tranquilli e perché c’è una cosa come la moda e restano basiti davanti al meraviglioso mistero delle conversazioni sul calcio, che tutti dicono da sempre esattamente le stesse cose esattamente nello stesso modo e cambiano solo i nomi, insomma quelli che non solo non capiscono perché tutti ad un certo momento si comperano la macchina bianca (la prossima figata per tutti è il nero opaco), ma dopo che hanno visto i gruppi di Facebook gli è venuta la lussazione dell’articolazione temporo-mandibolare e oramai da anni si sentono di vivere nella disgregazione e nello schifo e che lo schifo si avvicina di giorno in giorno a una vera catastrofe sociale.
Questa seconda categoria costituisce il pubblico di René Girard.
Se fate parte di questo popolo di disgraziati che fa fatica a tirare i conti dell’assurdità quotidiana, dalle pagine di questo libro salirà verso di voi un profumo ineffabile che vi prenderà e vi trasporterà nel tempo e nello spazio in un viaggio meraviglioso attraverso la storia l’etnologia le religioni la filosofia la letteratura cioè attraverso tutto il faticoso lavoro che si fa e si è sempre fatto per comprendere il mistero dell’essere umano e del suo agire nelle reciprocità dell'interazione sociale, in un susseguirsi di scoperte e di aperture a pensieri mai fatti e a punti di vista nuovi, alla fine del quale non dico che avremo capito tutto, ma ci saremo fatti le idee più chiare su un sacco di cose e ci troveremo di fronte a nuove sconvolgenti possibilità di interpretazione della realtà.
E dopo questo libro niente sarà più come prima, e capiremo perché ai semafori si mettono tutti in fila dietro alla prima macchina.
Perché siamo convinti che se uno è costretto a vivere in un barile di escrementi, se non sa dare un nome e una ragione agli escrementi magari pensa che sì, c’è cattivo odore ma è solo una sua impressione, e sta ancora peggio perché gli sembra di non capire e di essere un disadattato. Ma se sa che sono escrementi, e da dove vengono e in cosa consiste l'essenza della loro costituzione, innanzitutto non si sente di essere lui quello sbagliato e poi magari nel suo piccolo trova non dico un modo per uscire dal barile ma forse riesce a sporcarsi un po’ meno.
In questo, La violenza e il sacro è veramente uno di quei libri che aiutano a vivere. E forse anche a riuscire meglio in quello che consiglia John King nell’explicit di Human punk, cioè cercare di scegliere bene, seguendo l’onda ma tenendo gli occhi aperti.
Quanto a Vittorio Gallese, le sue idee sono geniali ed è, con Giacomo Rizzolatti (il capo), Luciano Fadiga e Leonardo Fogassi, uno della Banda dei Quattro che a Parma hanno scoperto i neuroni specchio. Tra i quattro, Vittorio Gallese è forse il più attento al rapporto tra le nuove scoperte della neurofisiologia e i temi della ricerca filosofica di sempre, che si stanno reciprocamente ingranando in un modo impensabile fino a pochi anni fa.
Questo suo testo parla dei neuroni specchio e del loro ruolo nella vita dell’uomo in modo facilmente comprensibile anche a chi non ha competenze neuroanatomiche ed è strettamente collegato al libro di René Girard, al punto che si potrebbe dire che Girard spiega Gallese e reciprocamente Gallese spiega Girard, cioè René Girard ha fatto delle osservazioni fondamentali sulla storia dello sviluppo della civiltà del pensiero e del comportamento, e la scoperta dei neuroni specchio le sta confermando.
Lo si può raggiungere cliccando qui ed è scaricabile e quindi stampabile per leggerlo con la dovuta calma e attenzione, completamente a gratis. Peraltro il sito internet del prof. Gallese offre, sempre alle stesse condizioni, molto altro materiale importantissimo per la conoscenza delle nuove prospettive che si stanno aprendo allo studio della mente e della coscienza (magnifico e altrettanto fondamentale, anche se tipograficamente fastidioso, Neuroscienze e Fenomenologia).
Il nostro percorso personale è andato dalla lettura di Vittorio Gallese al libro di René Girard (che abbiamo scoperto grazie a Gallese), ma non è detto che non si possa seguire anche il cammino contrario. (bamborino, herzenstube, zarlingo) 
Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è spinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole. (Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione)

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