martedì 13 dicembre 2011

Chin P'ing Mei

Chin P’ing Mei. (ES)
Immenso romanzo di immensa bellezza.
Romanzo erotico cinese della fine del Cinquecento. Pesantemente erotico, ma a suo modo epico, nella potenza della storia del dissoluto Hsi-Men e delle sue mogli e delle sue amanti e nell’ampiezza del quadro grandioso della Cina imperiale corrottissima e formalissima.
Due tomi, centinaia di pagine di un viaggio in una cultura intensamente diversa dalla nostra, che non conosceva la stampa a caratteri mobili né l’alfabeto e scriveva e quindi pensava per ideogrammi.
Probabilmente la traduzione nel linguaggio di una cultura alfabetica e tipografica ha modificato in qualche modo l’essenza del testo, e sarebbe molto importante conoscere i rapporti, nel linguaggio cinese dell’epoca, tra il verbo essere e il verbo fare, ma ciò non toglie il fascino che può avere per noi l’andamento paratattico della narrazione caratteristico delle cultura orali (vedi Eric A. Havelock, Cultura orale e civiltà della scrittura, prossimamente nel blog) e lo svolgimento in un certo senso non cronologico del tempo, che qui si presenta solo attraverso l’ininterrotta successione paratattica dei fatti.
Se si vogliono cercare nel romanzo caratteristiche particolari della differenza tra il pensiero cinese e il pensiero occidentale, a me viene da dire che in Chin P’ing Mei tutti mostrano una straordinaria compattezza o unitarietà personale in cui il dubbio non trova mai spazio, e quest’impressione potrebbe forse avere un qualche collegamento con l’unitarietà espressiva della scrittura per ideogrammi, ma potrebbe essere dovuta ad un’altra delle caratteristiche orali di questa narrazione, cioè la presenza assoluta dell’azione, un’azione in cui non c’è mai spazio per ciò che per l’Occidente tipografico è quello che definiamo riflessione, e che forse l’attuale epoca di simultaneità sta già portando a cambiare profondamente (vedi qui Marshall McLuhan, La galassia Gutenberg).
Poi forse la compattezza non linearmente consecutiva della scrittura per ideogrammi rispetto alla scrittura alfabetica potrebbe render conto del fatto che qui non c’è, a sostenete la struttura della trama, il tema del viaggio, che è stato indispensabile in Occidente fino a Jane Austen.
C’è sicuramente, in Chin P’ing Mei, una profonda esperienza di tattilità (vedi sempre McLuhan), nell’insieme di colori e di materiali, l’oro la seta il legno il cibo e le bevande, e di rapporti fisicamente esplicitati dei corpi con i corpi, che in Occidente non possiamo trovare se non in Omero e in Dante.
Insomma una lettura straordinaria, oltretutto con tantissime piccole meravigliose poesie incastonate nel testo come smaglianti pietre preziose, che si chiude giustamente con due versi,  
Ma la fragranza di questa storia
durerà per mille anni a venire. (bamborino)
Nel I tomo a pag. 39 c’è accoppiati invece di accoppiate, a pag. 154 sollazzarvi invece di sollazzarsi, a pag. 249 c’è una mancanza di virgolette che però viene bilanciata dalle virgolette in più di pag. 310, e se trovo discutibile che i doni di compleanno vengano chiamati doni natalizi a pag.333 e altrove, sono preda di un attacco di entusiasmo per il bellissimo e ormai purtroppo rarissimo insieme con (invece del solito insieme a, sarebbe più giusto secondo me attenersi alla regola dell’insieme con e assieme a) e l’entusiasmo si rinnova per un disfecero a pag. 334 e per un disfacendo a pag. 366, ma l’inatteso disferà a pag. 384 colpisce come una pugnalata. 
Nel II tomo a pag. 36 troviamo colpirono invece di colpì, a pag. 71 c’è lei che al posto di che lei, a pag. 189 c’è colargli invece di colarle, a pag. 326 manca il, a pag. 363 c’è della Prefetto, a pag. 386 c’è di invece di del. Ma ci sono anche due errori veramente epocali, schernì invece di schermì a pag. 230 e baldracche invece di gualdrappe a pag. 318, errori diffusissimi entrambi a livelli di scolarità che non vadano oltre la terza media.
Questo libro potrebbe essere un meraviglioso regalo per il Natale di chi se lo merita, tenendo presente che le avvertenze date in prefazione sui modi cinesi di descrivere l’atto sessuale come gioco della nube e della pioggia e simili non devono trarre in inganno, perché il testo accanto a queste delicatezze in realtà è più che pesantemente e formidabilmente esplicito e descrittivo, e chi desidera approfondire l’argomento della legatura dei piedi delle donne cinesi può trovare qualcosa qui.

Più si diventa vecchi e più piacciono le cose indecenti. (Virginia Woolf, Quartetto d’archi)

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