giovedì 1 dicembre 2011

Joël Egloff

Joël Egloff, Lo stordimento. (Instar Libri)

Nel bello dei piccoli regali, questo libro è piccolo e bellissimo.
Vivono in un posto che fa schifo, con l’aria sempre scura e puzzolente per lo smog, lavorano in un macello, fanno il bagno in un impianto di depurazione, vanno in vacanza in una discarica, incontrano gli amici dall’autodemolitore, i panorami più belli sono l’aeroporto e le torri della centrale elettrica, anche la passeggiata nel bosco è un’occasione per rovistare nei rifiuti e portare a casa un materasso o quello che prima o poi servirà per mettere insieme qualche elettrodomestico o l’automobile con cui si spera di andarsene. Fin che si resiste, perché c’è qualcuno che si addormenta sul ciglio della strada e anche se ogni tanto si lascia risvegliare, da lì non si muove più.
Insomma, la sfiga generalizzata.
Alla fine vuoi bene a tutti e ti dispiace chiudere il libro e andar via da questo posto dove a Natale invece di nevicare piove olio di spurgo. Poi qualche giorno dopo ti viene in mente che insomma, sì, questa qui è una storia surrealista, ma non è che noi facciamo una vita poi tanto diversa.
Ma come dice Egloff, “Alla fin fine è solo questione di abitudine. Si fa il callo a tutto”. (saposcat)




Be', in primo luogo non mi piace lavorare. (Henry Miller, Sexus)

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