sabato 10 marzo 2012

Charles Dickens

Charles Dickens, A Christmas Carol. (Collins)
La storia la sanno tutti quindi lascio perdere.
Lascio perdere anche la grandiosa mobilità e il colore e la stupefacente cinematografica variazione di piani vicini e lontani delle immagini di Dickens, la potenza di tutti i personaggi e tutto quello che si può dire di questo capolavoro.
Che si pone come capolavoro anche nella sua eccezionale unicità (quasi un’endiadi) anche perché a voler decidere se considerarlo un racconto o un romanzo secondo me ci sarebbe parecchio da discutere, e già da qui si può pensare che ci troviamo davanti a un’opera che si pone esplosivamente al di fuori delle categorie narrative del suo tempo, e di tutti i tempi.
Voglio solo rilevare che forse il Canto di Natale può essere considerato il primo esempio dello stravolgimento dei piani  spaziali e temporali che dilagherà nella narrativa moderna e postmoderna, da Kurt Vonnegut con Mattatoio n. 5 a David Foster Wallace con Infinite Jest.
Anzi il grandissimo Dickens arriva a comprimere una successione temporale mentre ne dilata un’altra contemporanea a questa, nel fatto che per il secondo spettro il tempo trascorre, mentre per Scrooge rimane fermo.
Cioè tenendo presente con Marshall McLuhan che gli artisti raccolgono il messaggio della sfida culturale e tecnologica decenni prima che essa incominci a trasformare la società, potremmo arrivare a dire che in questo racconto la vita di Scrooge è in streaming.
Con questo, si può fare una riflessione sul superamento, in questo capolavoro, non solo delle dimensioni narrative di spazio e tempo, ma anche dell’organizzazione gerarchica degli avvenimenti, che si trova qui ad essere disgregata già nel momento in cui la struttura tipografica del pensiero ha raggiunto, con il romanzo dell’Ottocento, il suo punto massimo di realizzazione.
E credo che si possa anche vedere, in questa modernità di Dickens, non solo la base di partenza dei meravigliosi sketch di Virginia Woolf ma forse addirittura l’origine del minimalismo, in tutti i frammenti di storie di cui è pieno questo racconto, momenti catturati con la rapidità di un’istantanea e subito abbandonati, semplicità sfolgoranti che fanno venire in mente le delicate fulminanze di Amy Hempel e le commoventi inconclusività di Raymond Carver.
Ma non si può non leggerlo, A Christmas Carol. Perché è troppo bello. Perché i risvegli di Scrooge sono tra gli spettacoli più grandiosi della storia della letteratura. Perché la neve il mare la nebbia il freddo la paura e la gioia qui sono come non li abbiamo mai trovati da nessuna parte. Tutto qui è come non lo si trova da nessuna parte.
E se lo leggete in inglese, preparatevi ad una ginnastica linguistica entusiasmante come il contenuto dell’opera, perché la ricchezza lessicale di Dickens non ha termini di paragone, e con lui non basta l’Oxford Mini, e ci vuole il Concise. (bamborino)
Se poi non volete smanettarvi in continuazione ad aprire e chiudere il dizionario, vi potete sempre scaricare A Christmas Carol dal Kindle Store di Amazon, a gratis come già detto nel post su Novella del buon vecchio e della fanciulla di Italo Svevo, e con il dizionario che magicamente si downloada (sic) alla prima parola che cliccate con il puntatore.

E se volete una lettura specialissima qui c’è il Cantico di Natale nella traduzione ottocentesca di Federigo Verdinois.

Non importa quanto sia umile la tua libreria, né quanto modesta la stanza che adorna. Chiudi la porta di quella stanza dietro di te, isolandoti da tutti i pensieri del mondo esterno; tuffati nella rassicurante compagnia dei grandi morti e così avrai varcato il portale magico per giungere in quel bel paese dove la preoccupazione e l’apprensione non ti possono più seguire. Ti sei lasciato alle spalle tutto ciò che è volgare e tutto ciò che è sordido. (Arthur Conan Doyle, Oltre la porta magica)

1 commento:

  1. be', agratis lo rende ancor più allettante.
    vado, scarico e leggo.

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