domenica 25 marzo 2012

Witold Gombrowicz

Witold Gombrowicz, Corso di filosofia in sei ore e un quarto. (SE)

Mettiamo che uno è andato a scuola e si è fatto il liceo (classico) con il suo bel programma di filosofia, e mettiamo che un po' non era esattamente un ragazzo studioso e un po' adesso sono passati gli anni, e di quel poco che aveva imparato non si ricorda più quasi niente.
E mettiamo che adesso che sono passati tanti anni, per una serie di questioni che lasciamo perdere non si sa mai cosa può succedere, uno può trovare una donna di vasta e raffinata cultura o può scivolare senza volerlo in mezzo a gente che se la tira con l’esistenzialismo e la fenomenologia, lasciamo perdere come mi è venuto in mente, il fatto è che mi è venuto in mente di leggere Kierkegaard, forse sarà per il titolo, Il concetto dell'angoscia, io con l’angoscia sono un po’ fissato, insomma lo compero, mi siedo comodo, apro il libro e mi metto a leggere.
Non che Kierkegaard non si faccia capire, anche se non è esattamente una lettura facile. Si fa fatica ma in qualche modo si tira avanti e mi sembra (sic) di capire.
Però c’è il problema della polemica con Hegel, e allora decido che varrebbe la pena di sapere cosa diceva Hegel e bene, comincio con un libro su Hegel, uno di quei libretti sui filosofi che fa Laterza, con la copertina arancione. Mi impegno e non capisco niente. Nel senso che non capisco nemmeno di cosa si sta parlando. Allora ci riprovo con Emanuele Severino, ho in casa questo libro, diversi volumi, che sembra una storia della filosofia adatta al grande pubblico, vado a vedere Hegel e zac, stesso problema del libro arancione di Laterza, non capisco nemmeno di cosa si sta parlando.
Sono disperato.
Ma il Destino mi attende al varco.
Sì, il mio Destino, che non è disposto a tollerare che io avanzi o meglio arretri verso la senilità in una condizione di deprecabile ignoranza, oltretutto nella frequentazione di persone profondamente impegnate in quello che il mio amico Blevins chiama sbifolcamento faidatè (vedi post su  Dietrich Buxtehude) e che di queste cose parlano spesso.
Ed è il mio Destino che fa accadere il miracolo, servendosi della persona di un mio eccellente amico per l’appunto intensamente sbifolcativo, uomo coltissimo e di piacevolissima compagnia, che incontro ogni tot per conversare di letteratura, di musica e di come va il mondo e di vicende umane nostre e altrui.
Ed è così che sulla scrivania dello studio domestico di questo uomo fatale una sera vedo un libro,  Dostoevskij dal doppio all'unità di René Girard, una faccia cupa che mi guarda incorniciata dal marrone chiaro della collana Testi e Documenti della SE.
Il Destino mi afferra, e mi spinge a muovere la mano e a prendere il libro, e a guardare l'elenco degli altri titoli della collana, ed è qui che si manifesta la mia salvezza.
Numero 93, Witold Gombrowicz.
E pochi giorni dopo ce l'ho, il Corso di filosofia in sei ore e un quarto.
Pare che Gombrowicz abbia messo in piedi questo corso minuscolo ma di contenuto maiuscolo (ma che bellissimo gioco di parole) per tirare avanti in qualche modo quando, distrutto dall’enfisema polmonare, era arrivato a prendere in serissima considerazione l’ipotesi del suicidio. Così s’era messo lì la moglie e un amico, e aveva cominciato a tenere il corso per loro. Pare altresì che il merito di avere messo insieme in una maniera leggibile i suoi appunti sia essenzialmente del capo della SE, al quale va la mia più reverente gratitudine.
Il corso parte con una brevissima ma efficacissima ricapitolazione del pensiero di Cartesio, che per fortuna me lo ricordavo bene, poi si sfreccia attraverso Kant, si passa per Schopenhauer e si prende quel che serve di Hegel.
Ma il bello arriva dopo.
Dopo Hegel, Gombrowicz mette insieme in un minestrone affascinante quanto chiaro Kierkegaard, Husserl, Sartre e Heidegger, ovvero l’esistenzialismo e la fenomenologia, facendo un giro finale per Marx e Nietzsche.
Quando parla di Marx c'è abbastanza da ridere, perché Gombrowicz non aveva capito che le società per azioni servono a concentrare ancora di più il capitale, o il suo uso, in pochissime mani, così come non aveva capito niente di quello che succede negli Stati Uniti, ma bisogna riconoscergli che nel 1969 aveva previsto che il marxismo sarebbe durato al massimo altri venti o trent'anni e che fa anche la previsione di un periodo di recessione se la classe superiore, come dice lui, sarà così stupida e cieca come lo è ora. E dice anche, e io sono del tutto d'accordo con lui, che comunque la prima cosa che farà la rivoluzione sarà di liquidare gli intellettuali di sinistra.
Così alla fin fine va bene anche quello che dice sul marxismo, e poi da Nietzsche passa di nuovo a Kierkegaard e a Sartre, con un bellissimo accenno a un determinismo che potrebbe anche essere considerato fenomenologico ( Humberto Maturana), e ci fa vedere come la filosofia moderna abbia in realtà moltissimo a che fare con le domande che ci facciamo nella nostra vita di tutti i giorni.
Insomma in queste 95 pagine c'è tutto quello che serve per star dietro alla discussione filosofica che si sta riaprendo intorno ai temi della nostra concezione del mondo, con le novità che esplodono dalle scoperte dei neurofisiologi, e messo giù da Gombrowicz in una maniera che permette un’immediata ed efficace applicazione.
Quindi non so se il libro è proprio totalmente consigliabile a chi parte assolutamente da zero, ma per chi si è dimenticato quel poco che sapeva e gli va di darsi una rinfrescata, è una vera bomba. (saposcat)

In questo libro ho beccato un errore di SE. Nella peraltro bellissima postfazione di Francesco M. Cataluccio, a pag. 99 c’è un de Roux, ahi ahi ahi, quel de che col cognome e basta non ci doveva essere. Ho telefonato all’editore, e non sa darsi pace.
La grande fatica dell’esistenza non è forse insomma se non l’enorme pena che ci si dà per durare ragionevoli vent’anni, quarant’anni, o di più, per non essere semplicemente, profondamente sé stessi, ossia immondi, atroci, assurdi. Incubo di dover presentare sempre come un piccolo ideale universale, come un superuomo, dal mattino alla sera, il sottouomo zoppicante che ci è stato affidato. (Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte)

3 commenti:

  1. Gombrowicz è fantastico in tutto quel che scrive, dai romanzi, tra le altre cose assolutamente filosofici ed esistenzialisti in particolare, a queste intense lezioni di filosofia credo adatte a chiunque, dal neofita totalmente digiuno al bisognoso di reminiscenze al praticante.

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    1. Devo confessare che se sono convinto che il "Corso" sia una delle più alte e piacevoli espressioni del pensiero umano, ho trovato il romanzo "Ferdydurke" insopportabilmente noioso malgrado diversi volonterosi tentativi di lettura a distanza di anni. Ricordo ancora come un incubo la scena della sfida delle facce, insopportabile anche se brevissima. (Bamborino)

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  2. il corso è fisso sulla lavatrice davanti alla tazza. da almeno due anni. e' perfetto, sembra fatto apposta. Quando lo finisco, ricomincio. dromo.

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