domenica 1 aprile 2012

Paul Watzlawick, Francesco Faedis

Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici. (Feltrinelli)
Francesco Faedis, Le vie del tabacco. (Malvolio)

Si può pensare e dire tutto il male che si vuole della psichiatria sistemica, che ha avuto nella scuola di Palo Alto in California la sua punta di diamante e in Paul Watzlawick uno dei suoi più autorevoli ed affascinanti rappresentanti, male che si è configurato nell’avere scaraventato addosso all’ambiente famigliare e al contesto dei rapporti interpersonali pesanti responsabilità nella generazione di patologie psichiatriche gravi quali la schizofrenia, responsabilità che si sarebbero forse potute più proficuamente studiare nella profondità della loro generazione sociologica, tenendo magari presente che bene o male la famiglia nucleare schizofrenogena è anch’essa una novità sociologica e un prodotto del capitalismo e della modernità.
Come del resto è un prodotto del capitalismo avanzato la psichiatria sistemica stessa, che nel suo distanziarsi dal sociale per chiudersi in microambiti domestici ripete sostanzialmente la miopia delle prospettive del freudismo, per non dire del kleinismo (vedi nel blog, René Girard, Anoressia e desiderio mimetico).
Ma non si può non riconoscere all’insieme di questo ambiente culturale, di cui fanno parte anche gli studi di Gregory Bateson, il merito di avere scoperto o perlomeno evidenziato (in Pragmatica della comunicazione umana) quello che si chiama il meccanismo della comunicazione a doppio legame. Che è uno dei modi più dirompenti di rovinare la vita degli altri rovinando contemporaneamente la propria.
Che poi se vogliamo, la psichiatria sistemica non s’è accorta che il doppio legame, o l’ambiguità secondo Zygmunt Bauman, è una delle caratteristiche essenziali della modernità, e se vogliamo ancora, con il doppio legame, o doppio vincolo come lo chiama Bateson, forse possiamo partire addirittura da Hegel.
Vale comunque decisamente la pena, per imparare a difendersi da questo abominio e per imparare a correggere molti altri dei nostri errori quotidiani nonché a difenderci dagli errori di chi ci sta intorno e per trovare un modo di vivere meglio in parecchie circostanze, di leggere ripetutamente e di meditare attentamente questo piccolissimo e piacevolissimo geniale libretto di Watzlawick (il titolo è ovviamente ironico) che in qualche caso, com’era successo a me già dalla prima lettura, offrirà spunti di applicazione immediata.
O meglio, gli spunti di applicazione ci saranno offerti dal nuovo modo di guardarci intorno, e anche di guardarci dentro, che Paul Watzlawick cerca di insegnarci aiutandosi anche con la letteratura e con le barzellette, e tenendosi sempre ben lontano da tecnicismi e da opinioni basate su qualcosa che non appartenga al dominio del più evidente buon senso, anche quando il buon senso può inizialmente sembrare paradossale.
Ma è proprio questa la virtù più grande del libricino: mostrarci come quello che siamo abituati a considerare buon senso spesso non sia in realtà che un’attitudine mentale sbagliata e basata su abitudini dannose, che costa sofferenza a noi e agli altri. (herzenstube)


Non so se è stato il titolo, palesemente proveniente da Erskine Caldwell, o se è stato il sottotitolo, Estensione del dominio del doppio legame ( Michel Houellebecq?) che mi ha attirato verso questo saggio di Francesco Faedis.
Devo dire che durante gli anni Ottanta ho cominciato a pensare che a partire dall'inizio degli anni Settanta si fosse andati incontro ad un progressivo peggioramento delle condizioni di vita di tutti (ho consapevolmente evitato di usare il ridicolo e rivoltante sintagma "qualità della vita", tanto più che non sto parlando di handicap né di malattie né sto facendo propaganda aziendale interna), un abbrutimento forzoso che mi sembra evidente anche senza mettere qui una fila di esempi che partirebbero dalla cacciata della gente dalle città per arrivare ai centri commerciali e alle villette a schiera e alle multisale, fino alla proliferazione del popolo degli sfigati che mettono le loro firme sui muri.
Ora, secondo me il segno e il punto di partenza dello schifo e del degrado esistenziale è stato l'inizio dei divieti di fumare. Per fare solo un esempio, da quando è vietato fumare al cinema, semplicemente i cinema hanno cominciato a chiudere.
Ho quindi apprezzato molto, di questo saggio di Francesco Faedis, che l’argomentazione prenda le mosse dall’ultimo episodio della guerra al tabacco, che è la novità degli accendini difficili da accendere.
Cioè probabilmente per evitare che i bambini diano fuoco alle case, gli accendini sono diventati durissimi e/o difficili da azionare.
Naturalmente io non mi ricordo di aver mai sentito dire, in tutta la mia vita (ma dato che nessuno si era accorto che ero autistico ho avuto la fortuna di vivere in mezzo alla gente normale e non in un istituto per ritardati), di un bambino che si fosse fatto male né che avesse dato alle fiamme edifici veicoli animali o persone con un accendino, casomai con i fiammiferi. Ma forse i bambini di una volta erano meno scemi o meno criminali di quelli di oggi.
Comunque adesso a causa del mio lavoro mi tocca spesso di avere a che fare con vecchi vecchissimi (ma oramai questo tocca un po’ a tutti perché si crepa sempre più tardi) e devo vedere questi poveretti che non riescono nemmeno ad accendersi le sigarette, che fumare è uno dei pochi piaceri autonomi che gli sono rimasti, e sono lì che armeggiano e spingono con le loro poche residue forze, ma fin quando non passa qualcuno che gli dà una mano, niente da fare.
Per illustrare la natura del doppio legame Francesco Faedis prende come esempio il problema del cleptomane agorafobico di cui parla David Foster Wallace in Infinite Jest, e passando da qui ai fumatori ripercorre all’indietro l’ipotetica vicenda esistenziale di uno di questi vecchi, e ce lo fa conoscere a partire da una prima sigaretta, ai tempi in cui c’erano ancora le Turmac, sigarette ovali che venivano vendute in scatole piatte, con filtro e senza filtro. Dalle Turmac alla pipa e poi di nuovo alle sigarette il nostro eroe attraversa gli anni Sessanta passando per le Esportazione senza filtro e poi per le Philip Morris d’antan, cortissime e anche loro senza filtro, trova nelle Stop (anche queste senza filtro) le sue prime king size, va ad Amtsterdam dove prova a fumare qualcosa di diverso, finisce gli studi e comincia a lavorare, mentre intorno a lui il mondo del tabacco precipita negli abissi del doppio legame (vedi sopra, Watzlawick).
Ed è la segnalazione della comparsa sempre più insistente di uno dei tipi più diffusi di comunicazione a doppio legame, preannunciata appunto dal sottotitolo, e l’analisi che ne viene fatta nell’ambito del sociale, quella che in realtà è la caratteristica più importante del libro di Faedis.
Perché Francesco Faedis utilizza la questione del tabacco proprio per evidenziare come, a partire dall’inizio degli anni Settanta, le comunicazioni che dicono una cosa e contemporaneamente il suo contrario si facciano sempre più frequenti.
Per il fumo, quel che è accaduto è sotto gli occhi di tutti: le sigarette si vendono, ma sui pacchetti c’è scritto che fanno venire il cancro e quindi sarebbe meglio non comprarle, mentre il divieto della pubblicità porta ad avere la macchina da corsa più famosa del mondo che si chiama come le sigarette John Player Special, e intanto contemporaneamente al dilagare dei divieti si assiste alla messa in funzione dei distributori automatici, in modo da  poter comperare le sigarette anche quando le tabaccherie sono chiuse.
E la comunicazione a doppio legame, dice Faedis citando appunto Paul Watzlawick e la scuola di Palo Alto, ottiene come risultato principale la produzione di quantità industriali di angoscia.
Faedis cita il testo di Watzlawick Beavin e Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, in cui si dice che non c’è dubbio che il mondo in cui viviamo è ben lontano dall’essere un mondo logico e non c’è dubbio che tutti siamo esposti a doppi legami, eppure la maggior parte di noi riesce a conservare la propria salute mentale, ma Faedis sostiene che invece oggi questa possibilità di conservare la propria salute mentale sta diventando sempre più precaria per tutti, proprio per il dilagare del doppio legame dal regno del privato interpersonale al dominio della comunicazione sociale di massa, soprattutto con quel tipo particolare di doppio legame che si definisce paradosso pragmatico, che è poi appunto quello dell’ingiunzione contemporanea di fumare di meno e di fumare di più.
Ma Faedis fa altri esempi, e ricorda i telegiornali del 2009 che informavano nei dettagli di tutti i morti per l’influenza H1N1 per poi dire che comunque non era pericolosa e i morti erano meno numerosi di quelli dell’influenza normale.
E la risposta interiore più frequente a questo bombardamento è l’angoscia, un’angoscia che le sue vittime non sapranno attribuire al sistema sociale ma attribuiranno alle proprie problematiche esistenziali di disadattamento, sospinti lungo questa strada da una moltitudine di psichiatri e di psicologi pronti ad imbottirli di benzodiazepine di antidepressivi e di psicoterapie.
Sempre che in realtà, suggerisce Faedis, l’angoscia del doppio legame non sia poi connaturata alla struttura stessa della società dello spettacolo (vedi Guy Débord) che porta a trovarsi in continuazione dentro e fuori dalle cose, con notevoli difficoltà anche per la definizione di un io sempre più fragile ed evanescente.
Alla ricerca di una soluzione, Francesco Faedis cita ancora Watzlawick e soci, ricordando il dilemma di chi è preso da un incubo mentre sogna, per cui non servirà a niente tutto quello che cerca di fare nel sogno, e potrà sfuggire all’incubo solo svegliandosi, il che significa uscire dal sogno. Cioè nel nostro caso uscire dal trucco dell’ingranaggio del sistema e cercare di costruirsi una mentalità critica.
Così Francesco Faedis invita tutti, per chiarirsi le idee e salvarsi attraverso quello che egli chiama incremento di consapevolezza, a raccogliere nelle ultime pagine del libro, appositamente lasciate in bianco ma con le righe come quelle di un quaderno di scuola, le proprie personali osservazioni di comunicazioni a doppio legame, facendo notare che va visto in quest’ottica anche il programma televisivo su un’alimentazione corretta che poi si apre di colpo alla pubblicità di snack ingrassanti e diabetizzanti, così come il balzo dalla richiesta di offerte per i bambini orfani di Nairobi alla pubblicità di una tintura per capelli, e chiude il suo saggio raccomandando comunque a tutti di non fumare ma sostenendo che si può avanzare il legittimo dubbio, se sia meglio una società che permette la morte per cancro ai polmoni o una società che obbliga a vivere nell’angoscia. (teufelsdröckh)
P.S. Bellissimo il mini cd unito al libro di Faedis (di cui una volta tanto mostriamo la copertina), con alcune grandi canzoni che in qualche modo hanno a che fare con il fumo. C’è tra l’altro la versione di Brian Ferry di Smoke Gets in Your Eyes, una versione di Randy Lenz di Smoke on the Water e l’originale dei Beatles di I’m so tired, ma soprattutto c’è l’introvabile e ormai leggendaria versione di Johnny Gentle di Cigarettes and Coffee, registrata poche settimane prima che il famoso cantante confidenziale entrasse in politica e mai pubblicata prima d’ora.

Questa è la civiltà, hai tutto quello che non vuoi quando non ti serve. (Totò in Totò Tarzan, di Mario Mattoli)

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