Alain-Fournier, Il grande Meaulnes. (Garzanti)
Stavo un po’ in disparte per vederli meglio. Un po’ deluso e tuttavia incantato, capivo che la creaturina aveva finalmente trovato il compagno che, oscuramente, aspettava...
La sola gioia che Meaulnes mi avesse lasciato, ecco che era tornato a riprendersela.
E già me lo figuravo, nell'atto di avvolgere sua figlia in un mantello, a notte buia, per andarsene con lei, verso nuove avventure.
La storia racconta le avventure del giovane Meaulnes, adolescente irrequieto, arrivato a sconvolgere il quieto tran tran di una piccola scuola di campagna, e descrive le sue peripezie per ritrovare quel “dominio misterioso” dove, capitato per caso, incontra l’amore della sua vita.
Ma la storia, come sempre nei grandi, grandissimi romanzi, è solo un pretesto, un mot de passe, oltre le intenzioni esplicite dell’autore che non è mai consapevole fino in fondo della natura inaspettata della sua opera.
Il romanzo, parla di altro.
Non a caso l’io narrante è l’amico di Meaulnes, il bambino tranquillo e sognatore che si vede strappato alle sue letture solitarie, alla sua attesa senza oggetto, per entrare nel gioco vero, nel mondo delle possibilità. Dove è possibile essere, e essere felici, e infelici, e avere qualcosa da cercare.
E non a caso la storia si chiude nel suo sguardo malinconico, restituendolo alla sua mite ombra di nostalgia senza nome. La ricerca di Meaulnes del suo paradiso perduto, è il mondo delle illusioni mai colte, che per un attimo, un solo magico attimo di qualche anno di gioventù, diventa possibilità di vita; ma quando Meaulnes tornerà al suo insensato mondo di conquiste, l’altro, l’amico, non avrà niente a cui tornare.
La vita è di chi se la prende; poi c’è chi rimane in disparte, e ricorda, e cerca di spiegarsi. E da sempre sa di aver perso qualcosa, e non ha mai saputo dire bene cosa, e ancora aspetta.
Alain-Fournier la vita l’ha persa a ventotto anni, nella battaglia della Marna. Il grande Meaulnes passa per un grande romanzo per ragazzi, ma tralasciando ogni polemica sul senso e sul valore delle divisioni di genere, resta un momento di struggente bellezza e di nostalgia che ricorda da vicino, più in piccolo per impianto e ispirazione narrativa, l’Educazione sentimentale, altro imprescindibile, straziante manifesto di illusioni perdute e amici ritrovati. (Rosa M.)
La felicità può anche essere un surrogato, la felicità esiste forse solo come surrogato. (Günther Grass, Il tamburo di latta)
Siamo al Fesvival del "Romanticismo", del ovvio.
RispondiEliminaBambino sognatore (ma quando, ma dove? sfigato)e il resto è "Noia...". Babele di nulla per un libro sul nulla. Suggerisco Monica al Madagascar libro anni '50 (introvabile) o le ricette di Petronilla. Con ossequio. Alia (da Dune-Frank Patrick Herbert [Tacoma, 8 ottobre 1920 – Madison, 11 febbraio 1986] - l'abominio)