martedì 8 maggio 2012

Larry McMurtry


Larry McMurtry, L’ultimo spettacolo. (Mattioli 1885)
Questo post potrebbe essere dedicato alla Cristina del bellissimo blog rossatinta3.0 (vedi nei link), che tempo fa si pose e ci pose il problema della possibilità di una vita piana.
L’ultimo spettacolo è un romanzo piano. Sia dal punto di vista dello stile che dal punto di vista del contenuto. E forse anche i personaggi sono piani. Persone semplici e piane in una città piana, che nel Texas degli anni Cinquanta vivono esistenze piane.
Vanno al cinema a limonare, lavorano, vanno a scuola, giocano a biliardo, mangiano e bevono il caffè, scopano, fanno a pugni. Fa caldo, fa freddo, il vento solleva la polvere. I ragazzi e le ragazze crescono, gli uomini invecchiano e muoiono.
Amici. Cretini qualsiasi e cretini col botto, alcolizzati e alcolizzate, povere stronze e brave ragazze, donne sposate che non sanno perché si sono sposate, come non lo sanno i loro mariti, perché si sono sposati. Uomini interi e mezzeseghe. Si fa quel che capita, si fa quel che si può.
Ma anche queste vite piane, come dice la Cristina, sono piene di curve. E come al solito la vera grande curva è l’amore. Che qui si presenta, come al solito, come possibilità impossibile, essenzialmente come mancanza. Luogo di mancanze negli interstizi della vita che conta, la vita del lavoro e dei rapporti sociali, con i ricchi e quelli che tirano avanti.
Qualcuno adopera l’amore come una variante qualsiasi dei comportamenti possibili della vita sociale, che forse è il motivo per cui poi si sposano senza sapere perché. Qualcuno ha l’amore come trama sottostante al tessuto della propria vita pubblica. Qualcuno cerca di capire che cos’è, l’amore, e quando pensa di esserci riuscito poi scopre che non aveva capito niente.
Quando ci potrebbe essere l’amore non c’è, quando c’è non ci può essere, e un momento e un posto e una persona per lasciarsi andare forse è la cosa più bella che si può trovare in tutta la vita.
L’ultimo spettacolo potrebbe sembrare un romanzo di falliti e di fallimenti, se non ci raccontasse la vita semplicemente per quello che è, una cosa alla quale il concetto di riuscita o di fallimento non può essere applicato, perché la nostra vita è semplicemente quello che è, e basta.
Alla fine si muore e alla fine gli anni Cinquanta finiscono e il cinema della piccola città fa l’ultimo spettacolo e poi chiude per sempre.
Questo capolavoro di malinconia dolce è stato anche un film di Peter Bogdanovich, forse il primo film di Jeff Bridges, e io l’avevo visto quando era uscito in Italia, quindi molti anni prima di leggere il libro.
Nel film la storia non c’è tutta, ma il romanzo c’è, uguale al libro, con tutta la sua dolcezza, con gli stessi sguardi e gli stessi toni di voce, in un bianco e nero volutamente stile anni Cinquanta, e se non mi sbaglio tutto nel film era originale dell’epoca, anche le bottigliette che vengono stappate.
Uno dei rarissimi casi in cui tra lo scritto e il film c’è una concordanza perfetta, quasi un profumo che vien su dalle pagine e si diffonde dallo schermo. (bamborino) 

Abbiamo una mancanza di virgolette a pag. 117, aunciarle invece di annunciarle a pag. 154, sui invece di suoi a pag. 155, un Logan che diventa Long a pag. 198 e un pasticcio nelle note. E nel corso della discussione sull’uso del congiuntivo e dell’indicativo, mi permetto di lamentarmi di un congiuntivo a pag. 193, veramente orrendo anche se indiscutibile dal punto di vista grammaticale.
A parte, una nota di costume. Nel romanzo è normale, nel Texas rurale di quegli anni, avere rapporti sessuali con animali, soprattutto mucche. E per festeggiare sempre l’intertestualità, si propone inoltre un nuovo concorso a premi senza premi, cioè si chiede in quale altro romanzo compare il personaggio di un ritardato che spazza le strade, che in questo caso non si chiama Billy ma Jo. (bamborino)
Non si sa mai abbastanza quanto sia straordinaria la forza della nostra debolezza e quanto sia difficile resisterle. (Romain Gary, Mio caro pitone)

1 commento:

  1. Ne "Il borgo" di Faulkner c'è uno che insegue a lungo una mucca per farsela,se non mi sbaglio...non c'entra... o un po' sì

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