domenica 24 giugno 2012

Ali Smith


Ali Smith, Altre storie (e altre storie). (minimum fax) 
Mica un libro facile.
Da leggere è facile, più che andare scivola via con leggerezza, si ha sempre la sensazione di attraversare spazi piccoli e tempi brevi e sempre tutto come tra due persone che parlano a voce bassa.
Le storie sono piccole storie, momenti, cose che danno la sensazione dell’istantaneo anche se si spostano avanti e indietro nel tempo, la scrittura è leggera anche quella, piccole esplosioni di prosa poetica e delicatissimi meravigliosi impantanamenti di ripetitività minimalista.
Storie d’amore che sono sempre finalmente la storia che durerà tutta la vita, ma si sa che c’è stato un prima e allora si sa anche che adesso si sta tanto bene ma ci sarà di sicuro anche un dopo.
Quello che non è facile dei racconti di Ali Smith è questo, la tensione continua tra il prima e il dopo, gli interstizi di approssimazione tra il detto e il non detto, la sensazione di tempo sospeso che ti rimane addosso tutte le volte che ne finisci uno, e per cominciare a leggerne un altro devi aspettare che dentro di te tutto torni a posto e devi trovare il momento giusto. Ma quando lo trovi è un bel momento. (moll)
Un uomo cosciente può forse in qualche modo rispettarsi? (Fëdor Dostoevskij, Memorie del sottosuolo)

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