lunedì 25 giugno 2012

Ben Goldacre


Ben Goldacre, La cattiva scienza, (Bruno Mondadori)
Questo libro era stato oggetto, poco dopo l'uscita, di una attenta presentazione a Radio Popolare. La peraltro lodevole emittente spiegava il contenuto del libro in lungo e in largo: peccato però che per chi aveva già il libro in casa fosse evidente che l'attenzione di chi ne stava parlando non era andata oltre il primo capitolo.
Invece il libro è veramente notevole, e una lettura più approfondita, cioè semplicemente una lettura, sarebbe stata decisamente opportuna, e proprio nell'ambito di quella critica sociale che Radio Popolare crede di fare più o meno sempre, mentre la fa molto ma molto raramente, impegnata com’è nell’organizzare raccolte di cibo per gatti.
O come dire, se vogliamo essere diversi dalle altre radio, magari potremmo avere anche stili redazionali, e contenuti, realmente diversi. E qui mi viene in mente un mattino in cui mi sono beccato, sempre a Radio Popolare, un programma sullo stress della vita moderna e su come combatterlo, che consigliava corsi di creatività di yoga e di meditazione orientale, sostanzialmente roba da finalino del TG4, che da Radio Popolare uno potrebbe sperare, come lotta contro lo stress, un suggerimento tipo sesso e vino e magari ogni tanto leggere un libro, e invece no.
Andiamo avanti.
Questo è un libro che dovrebbero leggere tutti, e lo dovrebbero leggere con una certa urgenza, perché forse può aiutare a non sprofondare completamente nelle sabbie mobili della sanità contemporanea e del suo sostegno fondamentale, che è la ricerca scientifica.
Cioè dopo il famoso primo capitolo, Ben Goldacre abbandona le comiche sui pediluvi a base di fango e parte per un discorso che potrebbe essere considerato di critica sociale totale. Non è possibile dar conto dettagliatamente di tutto quel che ci mette dentro, anche perché come tutte le persone fondamentalmente oneste Goldacre secondo me non è sempre consapevole della portata esplosiva del suo discorso e quindi spara qua e là bombe più grosse di quel che crede.
In sostanza Goldacre mostra come tutto quello che riguarda la salute si sia ormai costituito come dispositivo (vedi  Giorgio Agamben), con il risultato della medicalizzazione di sempre più numerosi aspetti della vita quotidiana: lui stesso fa l'esempio del se non ti tira parlane col medico, al quale io aggiungo il ricordo atroce della rivista medica che qualche anno fa parlava dell'insonnia e dei farmaci per curarla nonché dei centri per studiarla, cioè fai un lavoro che non ti piace e ti stressano con la fretta e la produttività, vivi in un posto schifoso in mezzo alla puzza e al rumore, ecco, se dormi male hai una malattia che si chiama insonnia.
Goldacre segnala molto bene la gravità di questo problema, che nasce dal fatto che poiché da molti anni non è possibile sviluppare nuovi farmaci, si ricorre all’invenzione di nuove malattie per i vecchi farmaci: problema gravissimo, in cui sono coinvolte non solo le multinazionali farmaceutiche, ma buona parte del mondo della ricerca medica che dalle multinazionali pesca i soldi per pagarsi gli stipendi.
Il problema non è nuovo e il BIF, il Bollettino d’Informazione sui Farmaci che viene spedito periodicamente a tutti i medici italiani, già nel 2005 segnalava come trasformazioni dimostrative la calvizie (che da inconveniente ordinario passava a problema medico), la fobia sociale (che da malessere sociale o personale diventava un problema psichico), la disfunzione erettile (da difficoltà occasionale a patologia frequente e diffusa), i disturbi dell’alvo (che da fastidi leggeri erano diventati sintomi di malattie gravi) e la rarefazione dell’osso (che da fattore di rischio era stata promossa a malattia).
L’essenza del trucco consiste nel prendere un problema reale e nel ridefinirlo. Per l’osteoporosi per esempio, abbiamo a che fare con un processo fisiologico legato all’età, che è uno dei tanti fattori di rischio di fratture e che in questo caso diventa una malattia, per la quale si stabiliscono esami strumentali che ne permettono l’accertamento, e i cui valori di soglia potranno essere in seguito riveduti al ribasso, come si fa per esempio da tempo anche per i valori del colesterolo o della pressione arteriosa, rendendo così possibile somministrare farmaci a un numero sempre crescente di persone. E con l'osteoporosi ci possiamo mettere la menopausa, che è addirittuta un periodo normale della vita, ma per cui si propongono trattamenti ormonali sostitutivi di dubbia efficacia se non addirittura dannosi, e anche di questo ha parlato il BIF.
Dalle osservazioni sulla medicalizzazione Goldacre si apre poi a una serie di temi che mitragliando da un capitolo all'altro diventano, sempre nella più limpida chiarezza espositiva, un discorso di filosofia dell'esistenza e di filosofia del linguaggio e quindi un discorso sul nostro modo di ragionare che parte dall'effetto placebo (leggere il libro per saperne di più) e arriva fino a una critica precisa e lucidissima degli errori biologico-filosofici degli imbecilli che hanno creduto che le macchine potessero pensare come le persone o peggio che le persone pensassero come le macchine, anche quando qualunque cretino poteva vedere da solo che le macchine non pensano.
Tutta una grammatica che però è sempre ben condita di pratica e dettagliata di esempi.
Ma qui di esempi ne faccio solo uno, quello degli antiossidanti, che è tutto da discutere se facciano davvero bene, e che forse potrebbero addirittura far male. Insomma alla fine del libro si saranno imparate tante cose, avremo imparato come si fanno gli esperimenti in medicina e saremo capaci di leggere e capire meglio le statistiche, e forse ci metteremo anche il cuore in pace, che in Gran Bretagna stanno peggio di noi e che anche se abbiamo un'otturazione al mercurio non ci verrà una malattia neurologica e soprattutto non diventeremo più intelligenti ingozzandoci di olio di pesce.
Però non c'è solo questo, e mentre leggevo m'è venuto un dubbio, come m'era già venuto per  James LeFanu il cui bellissimo libro sarebbe un'ottima introduzione storica a questo di Goldacre. Cioè il dubbio della buona fede.
Voglio dire che innanzitutto Goldacre è un giornalista, e guarda caso con il suo libro mi è capitata una cosa che è già capitata ad altri vedi qui Peter Duesberg, cioè che come al solito quando si ha un'informazione di prima mano su ciò che scrive un giornalista, si scopre che il giornalista scrive balle. Con riferimento al fatto che il dottor Spock, nel suo famosissimo Il bambino, diversamente da quanto sostiene Goldacre, non ha affatto detto di far dormire i lattanti a faccia in giù, provocando così la morte per soffocamento di migliaia (sic) di bambini, e questo per saperlo basta leggere il libro come l'hanno letto milioni di donne che col dottor Spock ci hanno tirato su milioni di bambini senza farli morire.
Poi va bene, la medicina basata sulle prove dice la verità, ma intanto a forza di esperimenti in doppio cieco (Goldacre spiega bene cosa sono) siamo arrivati a proclamare, ad un convegno Brixia di psicofarmacologia, che uno degli antidepressivi più venduti in Italia doesn't work (un'autorità inglese l'ha detto ben due volte), e sarebbe stato interessante, nel quadro delle indicazioni nuove per farmaci vecchi, anche un discorso sugli stabilizzatori dell'umore.
Ma soprattutto, mi sorprende che Goldacre passi sotto silenzio, tra i malcostumi sanitari e le stronzate (così nel testo) diffuse dai media, la ricorrente proclamazione dell'epidemia planetaria (c’era in corso la balla dell’influenza porcina, e vedi sempre qui Peter Duesberg, dove si parla di AIDS, di SARS, del Morbo del Pollo e del Morbo della Mucca), e mi viene il dubbio che il discorso critico sì, non è che per questo valga di meno, ma forse una cosa altrettanto importante è questo silenzio che sdogana quella che ormai tutti hanno capito che è la stronzata più grossa.
Insomma, la salute è un dispositivo, e non si scappa. E se alla fine credo che Ben Goldacre sia in buona fede, mi dico che probabilmente nemmeno lui riesce a sfuggire al dispositivo, e in qualche modo fa la sua parte di confusione.
Il libro di Agamben, sui metodi per sfuggire ai dispositivi, dà qualche suggerimento, ma alla fine io credo che in questo senso il suggerimento migliore sia quello di John King (vedi nel blog) che chiude il suo Human punk con un invito a cercare di scegliere bene, seguendo l’onda ma tenendo gli occhi aperti. (herzenstube)

A pag. 18 non si capisce cosa voglia dire “un prodotto culturale, un motivo ricorrente, che si fa a se stessi”, a pag. 20 c’è finanziato invece che finanziata, a pag. 38 non capisco come faccia una tavoletta di legno ad essere “imbottita di crine di cavallo”, casomai sarà rivestita. A pag. 116 c’è intorbidire invece di intorbidare, che lo segnala sbagliato anche qualunque programma di scrittura, a pag. 184 c’è un propagandono invece di propagandano,  
A pag. 112 compare una cosa che io trovo sempre molto comica, ma che forse finora non avevo mai trovato messa per iscritto, cioè che uno studio “diede risultati quasi peggiori”. Ora, quasi peggio cosa vuol dire? Cioè, quasi più lungo cosa vuol dire? Se non è più lungo ma è solo quasi più lungo, mi sa che sarebbe meglio dire che è uguale. Ma sempre continuando con il comico, a pag. 114 c’è di meglio, perché a proposito degli antiossidanti si parla di uno studio che dice che chi li assumeva aveva “maggiori probabilità di morire”, che è evidente che si voleva dire un’altra cosa, ma messa così, in un testo che bene o male tratta argomenti scientifici, è difficile non ridere se si legge che possono aumentare le probabilità dell’unico evento certo nella vita di tutti. Ma a pag. 192 si afferma che “quando le cose raggiungono il punto di massima gravità poi di solito migliorano”, e anche questa, tenendo presente l’evento immancabile di cui sopra e ricordando che l’evento spesso si presenta nel momento più grave del decorso di una malattia, pur senza mettere in dubbio quel che dice Goldacre sulla regressione verso la media, be’, trovo che si poteva esprimere con un po’ più di attenzione.
In coda e fuori dal commento al libro perché non vorrei che questa apparisse come una presa di posizione contro quel che dice Goldacre, ricordo a tutti che in Italia la prescrizione omeopatica è riservata per legge ai medici e vorrei far rilevare che, per quanto riguarda il valore scientifico da attribuire all’omeopatia, semplicemente non si può valutare una visione del mondo che è, come quella omeopatica, legata ad un’epistemologia essenzialmente medievale, utilizzando criteri essenzialmente  cartesiani. Che ciò venga fatto dalla scienza come la intendiamo noi mi sembra ragionevole, ma mi sembra profondamente sciocco che i sostenitori dell’omeopatia non se ne rendano minimamente conto, con il risultato di insistere nel tirar fuori stupidaggini che pretendono di richiamarsi alla fisica quantistica e arrivano, come segnala Goldacre, a invenzioni ridicole come gli esperimenti sulla disposizione delle molecole d’acqua.
Comunque, dato che l’estate è in corso, consiglio a tutti di provare a lasciarsi sciogliere sotto la lingua, la sera quando arrivano le zanzare, 3 granuli (le famigerate pillole omeopatiche si chiamano così) di Ledum palustre 30CH (ma va bene anche 7CH o 9CH), che oltretutto costa pochissimo. Si può prenderlo prima, e allora qualcuno scoprirà che le zanzare lo pungono di meno o non lo pungono affatto, e si può prenderlo dopo, e si può anche ripetere la dose dopo un'oretta o due, e molti scopriranno che il fastidio e il gonfiore per la puntuta durano molto ma molto meno. Che sarà anche un effetto placebo, ma dà degli ottimi risultati e dato che è un placebo non fa male e va benissimo anche per i bambini.
Tutto ciò che esiste in un modo o nell’altro, ivi compreso l’errore, ha necessariamente una sua ragion d’essere, per cui anche il disordine deve alla fine trovare il suo posto tra gli elementi dell’ordine universale. (René Guenon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi)

Nessun commento:

Posta un commento