George Hay (a cura di), Necronomicon. (Fanucci)
Diciamo la verità, sono un coglione, e sono fiero di essere un coglione.
Cosa vuol dire che sono un coglione, vuol dire che verso la fine (la fine, non l’inizio) dell’adolescenza ho avuto il mio bel periodo di passione per Howard Phillips Lovecraft, ma non è questa la cosa da coglione, la cosa da coglione è che un giorno sono andato alla Biblioteca Sormani e mi sono messo a cercare il Necronomicon.
Che nel numero delle figure da pirla che uno può fare con sé stesso non è nemmeno una delle più gravi, per esempio una cosa particolarmente umiliante è quando vi mettete a spingere una porta con su scritto un enorme TIRARE, o viceversa, e io ne ho fatta una anche peggio, davanti al Virgin che c’era una volta a Milano in piazza del Duomo, che non so perché ma ero convinto che la porta di aprisse da sola, e m’ero fermato lì un momento ad aspettare che si aprisse, appunto come un pirla, e immaginatevi come mi sono sentito quando è arrivato uno che l’ha aperta normalmente, spingendo con una mano.
Ma lasciamo perdere, perché comunque amare i libri è una cosa da coglioni, ma è una gran bella cosa, e di essere coglioni in questo senso c’è da andare più che fieri, e per il grande H. P.Lovecraft abbiamo perso la testa in tanti (che ripeto è tutt’altro che una cosa da coglioni), e il Necronomicon l’abbiamo cercato in tanti, anche se parecchi si vergognerebbero di ammetterlo.
Il Necronomicon ovviamente non l’ho trovato, ma dopo qualche anno qualcuno me l’ha regalato, e ce l’ho ancora qui. Cioè non è proprio il Necronomicon dell’arabo pazzo Abdul Alhazred, perché il testo originale e completo è probabilmente andato perduto, ma è una raccolta di studi più che interessanti, e vi si trova tra l’altro una riproduzione di una delle 101 tavole del famoso manoscritto di John Dee del 1583, citato in L’orrore di Dunwich, la riproduzione del frontespizio dell’unica edizione inglese del Necronomicon stampata ad Anversa nel 1571, una bella incisione della Miskatonic University e la traduzione italiana integrale dell’Al Azif, con le istruzioni per disporre le Pietre per fare in modo che Coloro che vengono dal Vuoto possano manifestarsi. La mia copia è del 1979, ma non so se il libro si può trovare ancora.
Sperando che non sia troppo da coglione e che non ci sia troppo malsano ottimismo nel credere che i frequentatori di questo blog abbiano una buona conoscenza dell’opera di Howard Phillips Lovecraft. Che se poi così e purtroppo fosse, nel blog trovate anche il bellissimo What to do when you meet Cthulhu di Rachel Gray, che va benissimo per chi si voglia preparare all’incontro con Those Outside.(blifil)
La tristezza del mondo prende gli esseri come può, ma per prenderli ci riesce quasi sempre. (Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte)
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