mercoledì 12 settembre 2012

Honoré de Balzac


Honoré de Balzac, Gli impiegati. (Garzanti)

Nei romanzi di Balzac c’è la vita pura e semplice, il mondo puro e semplice, le persone pure e semplici. Cioè in tutta la loro colossale drammaticità e in tutta la loro potenza. Perché secondo me per Balzac, per questo nuovo Ercole come dice Charles Dantzig nel Dictionnaire egoïste de la littérature française, la parola è proprio questa, potenza.
La potenza dei personaggi, qui almeno ventiquattro che danno luogo ciascuno, anche i personaggi secondari, a un vero e proprio microromanzo che appare per brevi momenti e poi si inabissa nel sottosuolo del romanzo principale.
E probabilmente la caratteristica specifica di Balzac è questa, rispetto alle storie perfettamente intersecate nelle storie e alle persone perfettamente intersecate con le persone di altri Grandi come Jane Austen e Anthony Trollope, che nei romanzi di Balzac tutto scivola verso uno sfondo indeterminato che è quello degli eventi che circondano e sostengono i fatti della storia principale. Esattamente come accade nella vita, in cui tutto è collegato con qualcosa d’altro e non si può mai sapere fino in fondo.
Altri grandi romanzi di altri grandi scrittori creano e definiscono mondi chiusi. Honoré de Balzac non crea nessun mondo e non definisce niente. Si limita a raccontare il mondo così com’è.
Dalla grande narrativa c’è sempre da imparare e non ripeterò mai abbastanza quel che dice Noam Chomsky in Linguaggio e problemi della conoscenza, che si imparerà sempre di più sulla vita dell’uomo e sulla sua personalità dai romanzi che non dalla psicologia scientifica. E da Gli impiegati secondo me c’è da imparare moltissimo, e c’è anche da scatenare lunghe e approfondite discussioni, nel confronto tra i due personaggi principali.
Xavier Rabourdin, l’uomo intorno al quale ruota tutta la vicenda di Gli impiegati è un uomo profondamente onesto ed è un cretino, che vuole salvare la pubblica amministrazione attraverso una riforma da lui progettata, che tende all’efficienza e al risparmio. Cretino perché non si rende conto di avere intorno altre persone, e che la pubblica amministrazione è fatta appunto da persone, che per l’appunto lo porteranno alla rovina. Cretino al punto, nel suo non tener presente l’esistenza degli altri, da non tenere presente nemmeno l’esistenza di quelli che lo vorrebbero e lo potrebbero aiutare, cominciando da sua moglie.
Accanto a Rabourdin c’è des Lupeaulx, un antieroe di proporzioni colossali, che in sostanza non è altro che uno spregevole carrierista, ma rispetto a Rabourdin si mostra come un uomo dotato di una indescrivibile complessità esistenziale, di una sempre attenta capacità di osservare sé stesso e gli altri, e che ci potrebbe spingere ad una riflessione su quella che viene chiamata Teoria della Mente, cioè la capacità di capire quello che passa per le teste altrui, che secondo me, come accade per des Lupeaulx, non si trova mai disgiunta da una lunga abitudine allo studio di innanzitutto di quel che passa per la propria, di testa. Esercizio profondamente favorito dalla frequentazione della grande narrativa, vedi di nuovo Noam Chomsky ed evita di vedere la cosiddetta psicologia scientifica.
Se poi vogliamo decontestualizzare questo romanzo di Balzac e riportarlo ai giorni nostri per uno studio dell’andamento del mondo attuale, lo potremo utilizzare per una riflessione su quanto gli sprechi e le inefficienze, ogni genere di sprechi e di inefficienze, siano connaturati all’andamento della politica e dell’economia e siano assolutamente essenziali per il loro funzionamento, con buona pace di quelli che nel secolo scorso, durante i dodici anni di durata del Reich millenario dei tedeschi, s’erano messi in mente di migliorare il corso delle cose e il funzionamento della società sterminando i pazzi e gli ammalati cronici.
Con l’ulteriore riflessione che, per vivere i nostri affetti e per portare avanti i nostri ideali o anche molto semplicemente per fare i nostri più personali interessi, dobbiamo tenere presente che anche gli altri possono avere la loro affettività i loro ideali e i loro personali interessi, e che questi bene o male devono rientrare nella descrizione che ci diamo del mondo, che altrimenti sarà solo una nostra fantasia che presto o tardi ci presenterà il conto. (bamborino)

A pag. 18 c’è un bruttissimo sono al posto di siano, a pag. 25 nella nota Henri IV diventa Henry (?) a pag 68 c’è esercizio invece di esercito, a pag. 81 c’è in  invece di i, a pag. 88 Du Bruel diventa De Bruel, a pag. 101 manca qualcosa in una frase, a pag. 141 le virgolette sono messe male, a pag. 239 c’è il thè che secondo me in italiano è tè e oltretutto il thè lo segnalano sbagliato anche i programmi di scrittura.
Ma le mezze ore sono sempre giustamente femminili e famigliare quando riguarda la famiglia ha sempre la sua bella g.




La gente fa tante di quelle stranezze per cercare di essere felice. (A.L. Kennedy, Altrove)

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