martedì 18 dicembre 2012

Aaron T. Beck, Ring Lardner


Aaron Temkin Beck, L’amore non basta. (Astrolabio)

Ring Lardner, Prima di sposarti ero molto più in forma. (Mattioli 1885)


Il libro di Aaron T. Beck ha un sottotitolo che compare fin dalla copertina, Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva.
Si tratta di un manuale di intervento matrimoniale rivolto non agli specialisti ma al pubblico generale, che si immagina potrà trovare in questo agile volumetto di 310 pagine la soluzione di ogni problema coniugale. Ma anche se il raddrizzamento delle banane è di solito solo di poco più difficile che trasformare uno stronzo/a in una persona decente, la terapia cognitiva mette a nostra disposizione i potenti mezzi di una visione rivoluzionaria dei rapporti coniugali.
E per Aaron T. Beck uno dei misteri della nostra società è come l’amore, che può sollevarsi alle stelle, possa anche svanire, lasciandosi dietro una nube di delusioni, frustrazioni e rancore. Che non capisco cosa intenda dire, con questi misteri della nostra società, se secondo lui in altre società l’amore non svanisce, cioè ai tempi del feudalesimo o nell’epoca libertina prima della rivoluzione francese, secondo lui si amava una volta per tutta la vita e se secondo lui questo avveniva anche nei paesi comunisti, o se intenda dire che in altre società questo fatto non è un mistero.
Tuttavia malgrado questo mistero, per Aaron T. Beck nonostante la varietà dei gusti individuali c’è una notevole universalità di vedute sulla natura dell’infatuazione, in cui i pensieri sulla persona amata e la sua immagine sono la forza trainante, e benché le emozioni dell’amore siano le più vistose, in realtà a guidare i sentimenti è la visione che si ha dell’amato.
Ora, va bene non avere le idee chiare, ma mi piacerebbe sapere cosa mai potrebbe guidare i sentimenti di una persona innamorata, se non i pensieri che ha della persona amata e la sua immagine e la visione che ha dell’amato/a. Forse il pensiero delle sue scarpe o delle sue mutande, decisamente probabile in casi di feticismo ma non certo generalizzabili, o meno probabilmente ma sempre patologicamente il pensiero o la visione del suo luogo di lavoro o di suo zio.
E questi sarebbero i risultati della rapida crescita delle conoscenze sul funzionamento mentale cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni, come dice Beck nelle prime righe del libro, scrivendo nel 1988.
E infatti.
Poche pagine dopo l’inizio, l’Autore ci fornisce un elenco delle forze che dovrebbero tenere insieme una coppia. Ovvero, amare ed essere amati secondo lui è senza dubbio una delle esperienze più ricche che si possano avere, alla quale vanno aggiunti quelli che egli chiama gli altri effetti secondari del rapporto: l’intimità, l’amicizia, l’accettazione, il sostegno, per ricordarne solo qualcuno, e si ha una persona che ci consola quando subiamo una perdita, che ci solleva lo spirito quando siamo scoraggiati e condivide il nostro entusiasmo quando ci capita qualcosa di buono.
Facciamo finta che fin qui tutto bene. Cosa vuol dire che amare ed essere amati è una delle esperienze più ricche che si possano avere, non è proprio chiarissimo, cioè si può dire che si ama Mozart, si può dire che si ama un figlio o che si ama la mamma, si può dire come capita sempre più spesso di sentire, che si ama un cane e si può anche credere di essere amati dal cane, poi ci sono quelli che dicono di amare la natura e via di questo passo, che cosa voglia dire amare non è proprio chiarissimo, e in un libro che parla dell’amore, anche se dice che l’amore non basta, sarebbe interessante che il concetto venisse chiarito dall’inizio. Dati anche i già menzionati risultati della rapida crescita delle conoscenze sul funzionamento mentale cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni.
Anche perché se ci limitiamo ai rapporti interpersonali e se vogliamo mettere tra le nostre esperienze in questo campo anche gli amori di cui ci è stato raccontato, l’amore di Knightley per Emma in Emma e l’amore di Edward Ferrars per Elinor in Ragione e sentimento  di Jane Austen e l’amore di Charles Alavoine per Martine in Lettera al Lettera al mio giudice mio giudice   di Georges Simenon sono tre paia di maniche ben diverse. 
Poi sarebbe bello chiarire anche che cosa vuol dire un’esperienza ricca, tutto sommato amare ed essere amati in quel modo che porta a metter su un cosiddetto rapporto di coppia è una cosa che capita a parecchia gente, e per quelli che ho conosciuto io non mi è mai sembrato che fossero stati poi tanto arricchiti, che anche questo chissà cosa vuol dire, da questa esperienza. Cioè, sposare una persona con un sacco di soldi può ben portare a un arricchimento, e in un senso facilmente comprensibile con indiscutibile chiarezza, ma per un eventuale arricchimento interiore, direi che forse la lettura di Anna Karenina può dare qualcosa di più. E comunque potrebbe venire in mente che anche fare l’infermiere o il taxista come esperienze ricche non sono da poco.
Voglio dire che avere a che fare con una persona e amarsi, non c’è dubbio che è una cosa bellissima, ma se si fa una questione di ricchezza interiore, boh. Però forse, con un numero abbastanza alto di persone amate e da cui si è amati, allora l’esperienza forse si fa più ricca, anche se non credo che Aaron T. Beck intenda questo.
Ma l’Autore non si ferma qui e aggiunge, alle altre bellezze del rapporto di coppia, quello che chiama il vantaggio della gratificazione sessuale. Cioè quell’insieme di cose che fanno a letto e spesso anche altrove due persone che si amano, Aaron T. Beck le definisce gratificazione sessuale. Cioè nell’amore c’è anche questa cosa fantastica, la gratificazione sessuale. Bel colpo.
Per non dire che verso il finale Aaron T. Beck illustra addirittura una serie di procedure per evitare l’aggressione con rischio di danni fisici, e per non dire che, quando arriva il momento del calo del reciproco desiderio sessuale, cioè per esprimersi come lui quando diminuisce il vantaggio della gratificazione sessuale, il libro consiglia anche qui una serie di procedure atte ad ottenere un miglioramento in questo campo, basate sostanzialmente sull’estrinsecazione e sul chiarimento di quello che ai due piace fare a letto, per esempio le differenze di stile e le preferenze particolari circa i preliminari, procedure che secondo Aaron T. Beck aumenterebbero il desiderio. Cioè dopo un tot di anni di matrimonio e di scopate questi due si mettono a chiarirsi le idee su come scopano, e c’è da domandarsi cosa abbiano fatto a letto fino a quel giorno. Così il discorso di questo libro si chiude con una sua coerenza, sulle problematicità della gratificazione sessuale gestite con la logica di un problema aziendale.
Insomma tutto il libro si dedica allo spezzettamento di un rapporto interpersonale in diverse condizioni osservabili, trattando tutto a prescindere dal fatto che questo tutto consiste molto semplicemente nella vita di due persone, dotate ciascuna di caratteristiche individuali irripetibili. Ma nel 1988 parlare di risultati della rapida crescita delle conoscenze sul funzionamento mentale cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni significava tirare in ballo il modello cibernetico della mente, che considerava la persona non come una persona ma come un elaboratore di informazioni paragonabile a un computer. Oltre all’azzeramento dell’individuo, che diventa semplicemente un nodo in una rete di rapporti, caratteristico della psicologia cognitivista, mentre non dimentichiamo Viktor Frankl che in Logoterapia e analisi esistenziale ha detto che il motivo che muove gli psicologismi, la loro oscura aspirazione, è la tendenza a svalorizzare ogni contenuto spirituale.
E alla fine il libro di Beck probabilmente è rivolto a quelli che si sono sposati senza amarsi in nessuna delle accezioni umane della parola, e non sanno e non hanno mai saputo nemmeno che cos’è quella voglia tremenda che ti viene di fare l’amore con una certa persona e solo con quella, e a questo proposito si accontentano del cosiddetto vantaggio della gratificazione sessuale.
Fino a quando quella voglia magari non la scoprono improvisamente per un’altra persona, e allora mi sa che non c’è manuale di terapia cognitiva che tenga. (herzenstube)

Chi ha l’abitudine di frequentare le librerie ricorda certo un piccolo manifesto dell’editore Einaudi che riportava un brano del III capitolo di Il giovane Holden (per Salinger abbiamo un post su Nove racconti), in cui si dice che ci sono dei libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Poi Salinger mette due nomi, e uno di questi nomi è Ring Lardner.
Abbiamo già rilevato che Noam Chomsky in Linguaggio e problemi della conoscenza dice che si imparerà sempre di più sulla vita dell’uomo e sulla sua personalità dai romanzi che non dalla psicologia scientifica.
E appunto questi racconti di Ring Lardner con prefazione nientepopodimeno che di Sherwood Anderson sono tre approfondimenti sul tema del matrimonio, matrimonio alle nozze d’oro, matrimonio dalla luna di miele a qualche anno dopo, matrimonio consolidato.
Forse sono anche un approfondimento sul tema dello stronzismo.
Ma in realtà questi tre capolavori parlano di tutto.
Dell’impossibilità di rapporti interpersonali decenti in una società in cui non esistono possibilità di definizione individuale che non siano basate sul denaro e sulla posizione sociale nelle inaffidabili gerarchie del capitalismo.
Della profonda difficoltà che possiamo avere a renderci conto di cosa va e di cosa non va nelle persone che ci stanno intorno e soprattutto di cosa non va in noi stessi.
Mentre restiamo comunque attaccati alle nostre cose, anche quando sappiamo benissimo che non vanno bene.
In sostanza questi racconti parlano di persone legate al proprio ambiente e alla propria storia, che in questi ambienti e in queste storie ci stanno male. Dell’assoluta semplicità e dell’inestricabile complicazione della vita di tutti i giorni. Con lo strazio della distanza tra le nostre tensioni esistenziali e quello che la vita ci ha fatto trovare lì, con la paura che abbiamo di dirci che abbiamo sbagliato tutto e la fatica che facciamo tutti i giorni per ripeterci che no, non abbiamo sbagliato e va tutto bene, anche se lo sappiamo benissimo che non è vero.
Ring Lardner scrive in uno stile di semplicità estrema, di una tale semplicità da apparire brusco.
Prima di sposarti ero molto più in forma è un titolo escogitato dall’editore, tratto da una frase del primo racconto, probabilmente perché si voleva dare l’idea di una lettura divertente. Ed è vero che di solito Ring Lardner fa anche ridere.
Anche. Quando vuole.
Cioè fa ridere nel mare di affettuosa amarezza con cui guarda i suoi personaggi. E in questo affetto per le persone più fragili Ring Lardner è molto vicino a Raymond Carver.  (bamborino)

P.S. Per Ring Lardner negli Stati Uniti degli anni Venti del secolo scorso quelli del Rotary erano dei coglioni. Non so come sia messo il Rotary qui da noi adesso.

A pag. 23 di Prima di sposarti ero molto più in forma c’è un casino per cui si dice il contrario di quello che sembra dovrebbe essere il senso del discorso, a pag. 35 manca le, a pag. 49 manca ha, a pag. 37 c’è un bel nove e mezza ma a pag. 76 c’è nove e mezzo, a pag. 50 c’è un bagnasciuga invece della più corretta battigia, che ci auguriamo sia solo per sbaglio.




L’amore non è una sorta di cibo, sebbene l’odio sia un’ortica saporita. (William H. Gass, Prigionieri del paradiso)

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