giovedì 13 dicembre 2012

Machado de Assis


Joaquim Maria Machado de Assis, Galleria postuma e altri racconti. (Lindau)

Uno scrittore brasiliano dell’Ottocento che sembra roba di oggi.
Un mulatto poverissimo epilettico e balbuziente che nel Brasile schiavista impara quattro lingue e diventa presidente dell’Academia Brasileira das Letras e la cui opera spinge la propria influenza fino a John Barth.
E poi c’è poco da dire. Racconti bellissimi, paragonabili alle vette di Čechov.
Della difficoltà se non dell’impossibilità di comunicare veramente e di capirsi, dell’amore, di come si vive, del perché si vive. Riflessioni sull’essere e su quel che si pensa di essere, attraverso storie semplicissime, sciocchezze come un piccolo prestito, un biglietto della lotteria, la conversazione notturna di una donna con un ragazzo. Ma anche il dramma di un amore spezzato e la tragedia di un padre che salva il proprio figlio al prezzo di, per saperlo bisogna leggere il racconto. (moll)

Nel primo racconto c’è una cosa bizzarra, che potrebbe essere una stendhalata dell’Autore o un errore di traduzione o di stampa, non si sa. Ci sono questi qui che vanno a una messa funebre, poi invitati da un parente vanno a pranzo a casa del defunto, e dopo pranzo si mettono a leggere le sue carte. Leggono a lungo, fino a quando uno non si accorge che è mezzogiorno. Ma a che ora pranzavano nel Brasile dell’Ottocento?




A forza di uscire per andare a sognare, viene il giorno in cui si esce per andare ad annegarsi. (Victor Hugo, I miserabili)

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