mercoledì 12 dicembre 2012

Ry Cooder


Ry Cooder, Los Angeles Stories. (Elliot)

Da un musicista come Ry Cooder ci si poteva aspettare qualcosa di grandioso, ma Los Angeles Stories è un’opera di grandezza decisamente fuori regola.
Roba da matti.
Nel primo racconto cadaveri ed esplosioni per il possesso di una raccolta di vecchi dischi. Poi c’è uno che ruba un tram e rimane coinvolto in un omicidio, poi c’è la storia di una truffa immobiliare che comprende le avventure di un uomo che si fa operare per diventare una donna, c’è un musicista che tenta di costruire un albergo semovente rimaneggiando una roulotte, c’è la caccia a un Winchester decorato a mano con incisioni erotiche che passa per la storia di una vecchia che aspetta gli extaterrestri nel prato davanti a casa sua, armata fino ai denti, e forse gli extraterrestri arrivano davvero, e si chiude con l’odontotecnico suonatore di steel guitar che finisce dentro una congiura internazionale a causa dell’uomo dell’ascensore che è affetto da erezioni improvvise e ingovernabili.
Cioè come dice un personaggio di uno di questi racconti, La vida es un sueño, dietro ogni porta, un mondo sconosciuto.
Con cadaveri dappertutto, sparati accoltellati bruciati.
Con descrizioni d’ambiente che non hanno nulla di pittorico ma sono intensamente e freneticamente sociologiche.
Insomma sostanzialmente un capolavoro che stabilisce un nuovo genere letterario.
Il noir sociosurrealista. (blifil)

A pag. 22 abbiamo raggiunse invece di raggiunsi, a pag. 133 c’è ma invece di mai, a pag. 134 adeso invece di adesso. Si saluta con gioia un bel famigliari con la sua bella g, ben messo a pag. 69.




I furboni finiscono col pestare i piedi soltanto a sé stessi. (Raymond Chandler, Il lungo addio)

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