martedì 23 aprile 2013

Decimo flusso di 28 citazioni


Non ho compatrioti. Non ho nemmeno il gatto. (Manuel Vazquez Montalbán, Tatuaggio)


La giovinezza è bella e amabile anche nei suoi difetti, ma la vecchiaia val poco, anche nelle sue virtù. (Theodor Fontane, Effi Briest)


Dobbiamo convenire che l’errore è la radice costitutiva del pensiero umano e della sua storia. (Michel Foucault, La vita: l’esperienza e la scienza)


Leggere ci cambia la vita, e questo, a sua volta, cambia il nostro modo di leggere. (Maryanne Wolf, Proust e il calamaro)


Se un’opera letteraria è discretamente buona, sconvolge in qualche modo il nostro mondo, ci fa riflettere sui fondamenti della vita, la precarietà dei rapporti umani, la fragilità e la contemporanea inesorabilità dell’esistenza, l’imminenza della morte. (Walter J. Ong, Conversazione sul linguaggio)


La maggior parte degli uomini, e la più sana, considera una grande fortuna l’abbondanza di figli; io e qualche altro una pari fortuna la mancanza. (Michel de Montaigne, Saggi)


Essersi astenuti dal peccato è probabilmente l’unico vero peccato. (Alexander Lernet-Holenia, Marte in Ariete)


Le conversazioni a letto oscillano fra l’enigma e la trasparenza. (Roberto Bolaño, I detective selvaggi)


I grandi scrittori non sono quelli che ci dicono di non giocare col fuoco, ma quelli che ci bruciano le dita. (Stephen Vizinczey, I dieci comandamenti di uno scrittore)


Essere morti è della massima importanza. (Virginia Woolf, La festa)


O vanità! Sei tu la leva con la quale Archimede voleva sollevare il globo terrestre! (Míchail Jur’evič Lermontov, Un eroe del nostro tempo)


Che faremmo senza le donne? Prenderemmo un’altra piega. (Samuel Beckett, Mercier e Camier)


La parola, del resto, è un laminatoio che allunga sempre i sentimenti. (Gustave Flaubert, Madame Bovary)


Invecchiare in fondo non significa altro che non avere più paura del passato. (Stefan Zweig, Ventiquattr’ore della vita di una donna)


La perfezione è raggiunta soltanto da chi si sente esule in qualsiasi parte del mondo. (Carlos Fuentes, Gente razionale)


È la società a decidere chi è pazzo e chi non lo è, e per conseguenza bisogna adeguarsi. (Ken Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo)


La sessualità è una fame. Ed è proprio nella natura della fame il cercare ad ogni costo di soddisfarsi. Più è forte, meno esigente si mostra quanto agli oggetti che la possono saziare. (Denis de Rougemont, L’amore e l’occidente)


It sometimes happens that men run away, - sometimes to be rid of others, and sometimes to be rid of themselves. (William Austin, Peter Rugg, the Missing Man)



Nei momenti di emozione si guardano le cose con fissità, quasi senza essere consapevoli della loro esistenza. Successivamente si ricorda. (Joseph Conrad e Ford Madox Ford, Erediteranno la Terra)


Non cominciare con niente, non smettere con niente: ecco il migliore stile di vita. (Alfred Döblin, Fiaba del materialismo)


È la profondità dello sguardo che scandisce il tempo, non il numero delle cose che vedi. (Robert Dessaix, Lettere di notte)


Le donne irreprensibili sono donne senza temperamento. (Guy de Maupassant, Il figlio)


...e la poesia è certo una crisi, forse l’unica crisi che possiamo mettere in moto con i nostri propri mezzi. (J.D. Salinger,  Seymour. Introduzione)


Quando non si ha una vita propria, si diventa come una macchina da scrivere. (John Dos Passos, Manhattan Transfer)


Niente al mondo è più bello che scrivere. Anche male. Anche in modo da far ridere la gente. L’unica cosa che so è forse questa.
Già che ci sono, piuttosto, vorrei augurare a ogni uomo dopo aver fatto tutti i mestieri del mondo, di arrivare un giorno a scrivere un grosso romanzo (bello o no poco importa: affare suo: semplicemente questione di stella): di impiegarci due anni e anche tre o magari anche un bel pezzo di vita. Ma lo dico sul serio: non ho la minima idea di scherzare. Tutti gli uomini fra i trenta e i quaranta non farebbero male a fermarsi un momento: poi guardarsi e guardare anche gli altri e scrivere un grosso romanzo col più gran numero di personaggi possibili. Ne varrebbe la pena. Moltissime cose, suppongo, e magari anche i soldi e l’amore e il desiderio di vincere e il gelo della delusione non dovrebbero poi avere più una così ossessiva importanza. Forse tutto questo è chiarissimo e neanche c’era bisogno di dirlo: o forse anche no. Mi dispiace. (Silvio D’Arzo, Prefazione a «Nostro lunedì»)


E d’altra parte, cos’è la storia? La rappresentazione scritta degli eventi passati. Ma cos’è un evento? Un fatto qualsiasi? Assolutamente no!, Lei mi dirà, è un fatto notevole. Ora, uno storico come decide che un fatto è o non è notevole? Decide arbitrariamente, secondo il suo gusto e il suo capriccio, secondo la sua idea, come un artista insomma, perché fatti non si dividono, per loro stessa natura, in fatti storici e in fatti non storici. Un fatto è peraltro qualcosa di estremamente complesso. Lo storico rappresenterà forse i fatti nella loro complessità? No, la cosa è impossibile in sé. Li rappresenterà spogli della maggior parte delle peculiarità che li costituiscono, quindi tronchi, inutili, diversi da ciò che furono. Quanto ai rapporti dei fatti tra loro, non ne parliamo neppure. Se un fatto detto storico consegue, cosa del tutto possibile, da uno o più fatti non storici e, in quanto tali, sconosciuti, che strumenti ha lo storico, mi dica, per indicare il rapporto di tali fatti tra loro? E in tutto ciò che le vado dicendo, signor Bonnard, parto dal presupposto che lo storico abbia sotto gli occhi testimonianze certe, mentre in realtà dà fiducia all’uno o all’altro testimone solo per ragioni di sentimento. La storia non è una scienza, è un’arte, e nel suo ambito solo l’immaginazione assicura risultati. (Anatole France, Il delitto di Silvestre Bonnard)


Gli uomini si offendono per l’indifferenza: la attribuiscono a malevolenza o ad affettazione, né vogliono credere che ci si possa sinceramente annoiare in loro compagnia. (Benjamin Constant, Adolphe)


Siamo assurdamente assuefatti al miracolo che qualche segno scritto possa racchiudere immagini immortali, intrecci di pensiero, mondi nuovi con persone vive che parlano, piangono, ridono.  (Vladimir Nabokov, Fuoco pallido)

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