lunedì 28 novembre 2011

Charles Dantzig

Charles Dantzig, Dictionnaire egoïste de la littérature française. (Grasset)

Ci sono libri che si leggono e libri che si lasciano lì per tirarli fuori ogni tanto. Gli si dà una passata subito, ma che bello, l’entusiasmo continua per qualche giorno, poi il tomo, enorme, trova il suo posto nello scaffale. Da cui uscirà di tanto in tanto per una mezz’ora di immancabile piacere. O rimarrà dimenticato per un anno, poi di nuovo ci si accorge che c’è, per caso mentre si cercava un altro libro, e si riparte per un viaggio di due o tre giorni di sublimi godimenti.
In ordine alfabetico Charles Dantzig passa in rassegna la letteratura francese nel senso che passa in rassegna quello che gli pare e innanzitutto, ovviamente, gli scrittori.
Di cui parla in modo da unire meravigliosamente la vita con l’opera e le opinioni, aggiungendo contributi critici di contemporanei e non, mettendoci dentro episodi esistenziali personali e creando così una miscela che sta tra l’acume critico e la narrativa.
E oltre agli scrittori prende in considerazione qualche romanzo e anche qui mischia le sue sensazioni con i rilievi stilistici, con un risultato che più elegante è difficile.
Ma il bello più bello di questo libro è che non si tratta solo degli scrittori e dei romanzi, ma tra uno scrittore e l’altro compaiono voci dedicate a concetti che l’Autore mette comunque in relazione con la letteratura, e sempre in un modo acuto e sorprendente, come quando per la voce DÉTRUIRE mette in relazione Dickens con Balzac e con Proust, e afferma che i grandi scrittori sono essenzialmente dei grandi distruttori, o confronta gli atteggiamenti reciproci delle diverse letterature nella voce NOUS ET LES AUTRES ET LES AUTRES E NOUS, allargandosi a un discorso sul valore della poesia.
Insomma alla fine ci si accorge, come succede sempre quando c’è di mezzo la letteratura, che si sta leggendo un libro sul mondo e sull’uomo, e quel che piace di questo libro è anche che ci si confronta con le opinioni personalissime dell’Autore: si può essere d’accordo con lui (che bello che bello come fa a pezzi Rimbaud, e bellissimo quel che dice della struttura di Madame Bovary), si può non essere d’accordo (secondo me non ha capito niente di Romain Gary), ma è come avere in casa un ottimo conversatore che si può chiamare quando si vuole.
Chiudo con qualche esempio.
La voce BALZAC comincia "Hercule a vécu au XIX siècle sous le nom de Balzac", la voce PROUST comincia "Romancier austro-hongrois ayant écrit en français" e del BEAU dice "On ne peut pas définir la forme du beau, parce que le beau est mouvant".
E en passant, questo sì che è un regalo di Natale di più che altissima classe e di più che sicurissimo formidabilissimo effetto. Se finisce nelle mani giuste.
Ma anche se sbagliate la persona, innanzitutto vi può aiutare a riconoscere un bifolco/a che non ve ne eravate resi conto e comunque, come si dice qui a Milano, fate la vostra porca figura. (blifil)



Sulla via per l’inferno c’è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine. (Charles Bukowski, Azione)

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