venerdì 25 novembre 2011

David Quammen

David Quammen, Alla ricerca del predatore alfa. (Adelphi)

Che dire di questo libro delle meraviglie.
Un libro di zoologia e di paleontologia, un libro di geografia, di ecologia, di storia, di economia. Un libro di antropologia, di mitologia, un libro di aneddoti. Un libro di viaggi e un libro di avventure.
In questo libro sulle bestie feroci c’è dentro di tutto.
Si parla di psicologia della colonizzazione, dei rapporti degli uomini con gli animali, dei rapporti degli uomini tra di loro, dei rapporti degli animali tra di loro, dei rapporti degli animali e degli uomini con la terra e con l’acqua.
Ci sono avventure di caccia e racconti di normale vita difficile in posti difficili. Ci sono pagine bellissime su quel che può fare con un coccodrillo morto un tassidermista australiano che vive ai limiti del bush, con dettagli sorprendentemente avvincenti sulle difficoltà che si possono incontrare se il coccodrillo da imbalsamare è stato danneggiato, e il racconto di come è stato danneggiato, e leggere cosa mangiano i pastori rumeni fa venire una fame tremenda e la voglia di andare là a mangiare con loro il bulz appena tolto dal fuoco.
Quammen passa da un tema all’altro con una tecnica che potrebbe essere quella del montaggio cinematografico, dissolvenze o scatti improvvisi da uno sfondo a un altro, primi piani e sequenze lunghe attraverso foreste paludi città villaggi e accampamenti.
Magistrale tutta la parte che tratta dei denti delle belve, si comincia con il racconto di episodi di aggressioni da parte degli orsi, poi si passa a un piccolo trattato essenziale sui denti, e da qui cadiamo di colpo nella scena di un’aggressione da parte di un coccodrillo raccontata dalla sopravvissuta, per riemergere sani e salvi nella storia dell’evoluzione dei denti delle belve e ci facciamo un giro nelle foreste della California con i felini dai denti a sciabola qualche milione di anni fa, e da qui passiamo al freddo della Siberia e si ricomincia con la tigre delle nevi.
Il libro è tutto così, spostamenti rapidissimi ma pieni di morbidezza nello spazio e nel tempo, dal generale al privato, dalle cifre delle statistiche alle persone, dalla Storia e dalla Mitologia dal Minotauro a Beowulf fino alla cronaca e all’aneddoto, dal presente al passato e poi di nuovo al presente, e purtroppo dal presente al futuro. Un futuro brutto, che corre in fretta anche per quello che riguarda gli animali verso la fine della diversità e verso il possibile trionfo universale dei ratti, e non credo di aver detto abbastanza di queste cinquecento pagine veramente travolgenti.
Il libro non costa poco, ma costa molto meno di un viaggio, e soprattutto permette di evitare di fare un viaggio, cioè di andare in giro a sporcare.
Perché come dice Quammen, il bracconaggio fa assai meno danni dell’ecoturismo. (bamborino)

Qualche nota sul testo e sui refusi della prima edizione. Incredibile per Adelphi ma vero, e direi che è una caratteristica tipica di questa sola collana, a pag. 164 c’è un a del verbo avere senza h, a pag. 306 appare una T-short, a pag. 317 un è rimane senza accento, a pag. 366 una i si perde per strada. E a pag. 318 c’è quel maledetto “terrorizzante” che sta prendendo dappertutto il posto del vecchio “terrificante”, a pag. 235 c’è una orribile “immondezza” invece di “immondizia” ai quali comunque mi sembra preferibile “spazzatura”, ma in compenso a pag. 373 e 393 c’è un bellissimo “adattativo” invece del rivoltante e oramai quasi immancabile “adattivo”.




Per un essere che soltanto fili molto tenui e per lui quasi inesistenti legano a quel che si chiama o ch’egli chiama vita, l’alzarsi al mattino è sempre un compito difficile. E forse persino un piccolo atto di violenza. (Hermann Broch, I sonnambuli-Hugenau o il realismo)

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