domenica 4 dicembre 2011

Alfred Döblin

Alfred Döblin, Le due amiche e il loro delitto. (SE)
Storia incredibile di un vero caso giudiziario degli anni Venti del secolo scorso, un noir pazzesco e raccontato in scioltezza da un grande scrittore dell’epoca, sesso e morte a tutto spiano con un finale assolutamente sorprendente.
E anche al di là dell’occasione di lettura personale, dato che tutti i giorni qualcuno compie gli anni e tutti i giorni qualcuno festeggia l’onomastico, anche fuori dalle feste comandate si può contare su questo libro, impareggiabile per fare un donuzzolo snob a un uomo o a una donna che hanno letto quasi tutto e con cui si vuol fare un figurone iperintellettuale e difficilmente dimenticabile, ovviamente se si è scelto bene il destinatario o la destinataria. Oltretutto il libro è piccolo, si legge in fretta e per quello che è, bellissimo e scicchissimo anche da vedere e da maneggiare cioè la solita cosa perfetta della SE, per quello che è costa anche poco. (moll)
Il dolore è la forma più intensa di vita, è sovreccitazione: quindi, il ricerchiamo. Il veggo in me stesso: perché, puta, ostinarmi a buttar bezzi in tabacco, quando sta in fatto, che il fumo sgradevolmente mi vellica il palato? Le papille della lingua e delle mucose circostanti si convellono; il naso si contrae; l’occhio lagrima; i nervi si ammaricano pel sapore e per l’odore; e, poscia, seguono cefalalgie, lunghe e crudeli. E, nondimeno, io mi ostino a fumare. Perché mai? Per la voluttà implicita in ogni sensazione, ancorché sgradita. Perché piace il sentire, ancorché rincresca la sensazione determinata. Perché si preferisce la tribolazione de’ nervi, anziché lasciarli disoccupati, inerti, in riposo. (Vittorio Imbriani, Dio ne scampi dagli Orsenigo)

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