David Foster Wallace, Una cosa divertente che non faro mai più. (minimum fax)
Se poi ci capita di fare un regalino a qualcuno che non conosce David Foster Wallace, si potrebbe fargli davvero il bel regalo di presentarglielo con una cosa facile facile e bella bella.
Una cosa divertente che non è affatto divertente, tanto che il titolo originale è A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again. Da qui parte il racconto della Crociera Extralusso 7 Notti ai Carabi, e se di Wallace non avessi letto quel capolavoro che è Brevi interviste con uomini schifosi, ripeto capolavoro, e se non avessi già visto che Wallace ogni tanto e magari ogni poco può essere divertente ma non scherza mai, potrei pensare che questo è un libro ironico e divertente che parla di una crociera, e all’inizio sembra così.
Ma poi poco a poco ci si accorge che qui la questione non è la crociera, un po’ alla volta ti cresce la sensazione che il libro parli di cosa, parla di una cosa che la puoi chiamare come vuoi, il mondo, il pianeta, la vita, tutto, e quando arrivi alla nota a piè di pagina n. 40 del capitolo Otto ne hai la certezza, il libro parla di te, parla delle tue giornate, parla delle cose che ti vedi intorno dalla mattina alla sera. Da quel momento, leggere diventa quasi una sofferenza.
Perché la crociera è una metafora del mondo.
C’è una realtà divisa in due tra ricchi e poveri, ci sono le comunicazioni a doppio legame che ci bombardano in continuazione, c’è il Sistema che controlla tutto e dice come tutto dovrebbe andare e che tutto va bene e come ci dobbiamo sentire, ci sono le domande su come è fatta la nave che non trovano risposta, c’è perfino una cosa, piccola ma proprio buona, su quelli che si mettono “le lenti degli occhiali da sole sul cocuzzolo del cranio” e c’è l’illusione di poter saltare su un’altra nave che si sogna mille volte più bella ma che si sa benissimo che è uguale a quella su cui ti trovi. Ci sono anche le nostre debolezze e le piccole miserie in cui ci capita di cadere.
Insomma c’è tutta questa presa per il culo organizzata in cui ci tocca vivere, e Wallace se ne accorge e la racconta.
E sta male. Come tutti quelli che se ne accorgono. (blifil)
La vita è una grande sorpresa. Non vedo perché la morte non dovrebbe essere una sorpresa ancora più grande. (Vladimir Nabokov, Fuoco pallido)
Nel libro c'è anche la caproscofobia ... la fobia di diventare un caprone. Io ho iniziato la mia conoscenza di DFW proprio con questo libro e come dici nel post si capisce subito che non parla della crociera e si scopre anche la formidabile capacità di vedere cose che gli altri non vedono ... Captain Video è indimenticabile e anche la partita a scacchi.
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