lunedì 19 dicembre 2011

Vivant Denon

Vivant Denon, Senza domani. (Adelphi)
Un regalo rinfrescante.
Il racconto è bello, veramente molto bello nella descrizione di certe delicatezze dell’interiorità del protagonista, e su queste ci si potrà ricordare di come ci si è sentiti se ci è capitata una cosa simile, cioè una cosa di una botta e via, o meglio di un tipo particolare di una botta e via, o magari le botte erano anche più d’una ma si sapeva tutti e due fin dall’inizio che non si andava da nessuna parte, cioè hai detto poco, si andava a letto.
Riflessioni e confronti che peraltro si fanno quasi sempre, quando si legge qualcosa che merita.
Ma passi per il racconto, è bellissimo anche quel che c’è dopo, cioè la storia della vita di Vivant Denon, che è l’uomo che  andava in giro con Napoleone a rubare capolavori in tutta Europa e che ha messo in piedi il Louvre, (cioè non l’edificio, Vivant Denon ha messo in piedi il museo), narrata con eleganza e con riferimenti finissimi e non scoperti a Diderot.
Insomma il racconto di Denon è intensamente settecentesco, Denon era un personaggio profondamente settecentesco, lo scritto di Ena Marchi è a suo modo settecentesco, mettiamo insieme il tutto e in una sera ci siamo fatti un bagno di Settecento, che coi tempi che corrono è un gran bel modo di rinfrescarsi. (blifil)
Il mestiere di genitore a volte può essere veramente infame. (David Foster Wallace, Il canale del dolore)

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