martedì 21 febbraio 2012

Edmund White

Edmund White, Hotel de Dream. (Playground)
Gli ultimi giorni dello scrittore americano Stephen Crane.
Se si può parlare di scrittura morbida, questo libro è morbido. Anche nel senso dell’oggetto, è un libro morbido, che si tiene in mano con piacere, si appoggia sul tavolo lasciando le pagine aperte su un incurvamento elegante. E morbido. Ha anche una bella copertina, bei colori e bella immagine, la scritta del titolo ci sta proprio bene.
E la storia si apre su una cosa morbida, che è il protagonista debolissimo e molle tra il letto e la poltrona, in tranquilla e consapevole attesa della morte, e si sviluppa rapidamente ma con una sua lentezza, pagina dopo pagina. Morte del protagonista che però diventa anche narratore, e le storie si intersecano una nell’altra, la morte dello scrittore, la storia di un incontro, la storia che a partire da questo incontro lo scrittore vorrebbe scrivere ma può solo dettare con la poca energia che gli rimane, una storia d’amore e di rovina, mentre la vita dello scrittore e di chi gli sta intorno passa e si muove verso il momento della morte.
La fine, per tutto, è nel fuoco. (bamborino)
Un’occasione perduta, contrariamente al detto comune, si ritrova sempre, mentre non si rimedia mai al danno di un’azione precipitata. (Pierre Ambroise François Choderlos de Laclos, Le amicizie pericolose)

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