giovedì 22 marzo 2012

Honoré de Balzac

Honoré de Balzac, La borsa. (Barbes)
Libro minuscolo di un Autore più che maiuscolo che oltre ad aver avuto il merito di permettere a me di fare questo gioco di parole idiota, potrebbe anche avere il merito di iniziare qualcuno, con poco sforzo, alla lettura di Balzac.
Il romanzino (perché si tratta di un microromanzo e non di un racconto) contiene nel suo piccolo tutta la forza di questo Grande (altro gioco di parole idiota). Personaggi fortissimi e scolpiti con uno stile magistrale, ritmo narrativo sempre efficacissimo nel movimento e nelle soste, storia con quel tanto di mistero che basta per tenerci senza fiato quando meno ce lo aspettiamo, brillante risoluzione finale.
Venghino venghino signori, tutto Balzac in settanta pagine, anche se proprio nelle ultime righe ci becchiamo la sempre più diffusa rivoltante porcheria di un gli al posto di un le, e a pag. 34 c’è un Aubasson al posto di Aubusson. E allora mi domando, cosa fa la differenza tra il menefreghismo e l’attenzione, per non dire tra la conoscenza e la non conoscenza dell’italiano, in una casa editrice? Potrebbe trattarsi di una questione di soldi, ma evidentemente non è così, perché ES non è sicuramente un editore ricco, ma i suoi libri di solito sono perfetti, e Adelphi, perfetto in generale, fa spesso un macello con la “Collana dei Casi”. Boh. (bamborino)
Ogni forma di pensiero è senz’altro arte. Dove il logico fa punto, dove si fermano le premesse che sono un puro risultato della conoscenza, dove comincia il giudizio, là comincia l’arte. (Carl von Clausewitz, Della guerra)

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