giovedì 5 aprile 2012

Rick Moody

Rick Moody, Tre vite. (minimum fax)

Tre racconti che volteggiano tra il sogno e la paranoia, storie di perdita del contatto con la realtà e di immersioni in mondi paralleli.
Un mondo tutto personale nella prima, che diventa un piccolo ambiente nella seconda e si allarga all’universo di una società disgregata e moribonda nella terza. E se l’ultima storia è esplicita nel raccontare le cause e i modi dello sfacelo delle persone nel gorgo di una droga che interferisce con la memoria, nelle altre due l’interiorità dei protagonisti si polverizza senza apparente motivo, come se il primo e il secondo racconto preparassero per gradi di tensione crescente e progressivamente dilagante l’esplosione finale.
Se il terzo racconto è decisamente cyberpunk e il richiamo a Philip Dick è fortissimo, i primi due hanno un vago profumo beckettiano ma al di là di inutili collocazioni di genere e di ricerche di ascendenze il libro è proprio bello, ha un ritmo sempre ben dosato e si fa leggere tanto ma tanto bene.
(saposcat)
La proposizione della matematica non esprime un pensiero. (Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus)

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