sabato 12 maggio 2012

James Purdy, Donald Barthelme


James Purdy, Malcolm. (minimum fax)
Donald Barthelme, Atti innaturali, pratiche innominabili. (minimum fax)
Un romanzo e quindici racconti.
Non so, se vi è mai capitato di vedere qualcuno che sulle prime niente, passano i giorni e niente, e poi di colpo vi accorgete che somiglia a un’altra persona, che è quasi uguale a quell’altra persona, uguale tranne un piccolo scarto che fa la differenza.
Questi due libri mi hanno fatto venire in mente Beckett in questo modo.
Marcuse (chi era costui?) ha scritto che il vero volto del nostro tempo si mostra nei romanzi di Samuel Beckett. E il volto del nostro tempo si mostra anche in opere come queste, ma in un altro modo. In Beckett il vuoto è lo sfondo, la condizione che circonda l’essere e ne determina la sofferenza. L’essere si ripiega su sé stesso e grida il suo dolore, e il grido è una voce senza senso perché in un mondo così vivere e essere sono cose senza senso.
In Purdy e Barthelme siamo all’opposto. Qui il volto del nostro tempo si svela proprio nel passare dallo sfondo alla trama del discorso, la mancanza di senso entra nelle parole e danza tra una parola e l’altra: “Benedicimi, Padre, perché ho peccato. Ho commesso due volte endoarchia, quattro volte melanicità, encropatomia sette volte, e precocità con intenzioni ignee, pretolemaicità e manifesto cranialismo una volta ciascuno”. In Beckett c’è il sentimento del dolore. Nei suoi imitatori c’è solo lo sforzo di fare gli originali.
Se Beckett protesta e lotta contro lo svuotamento del vivere, e sa di essere sconfitto già prima di cominciare, Purdy e Barthelme sono lo svuotamento e lo esprimono, ne fanno un balletto divertente. Qui lo sfondo semplicemente non c’è, e su uno sfondo che non c’è si stagliano personaggi indefinibili e indefiniti, parole prive di significato e gesti vuoti. Beckett urla la perdita del senso, Purdy e Barthelme sono la perdita del significato. Con il compiacimento e la soddisfazione di essere degli intellettuali capaci di trovate argute e brillanti che illuminano ogni riga del testo. Sono dei vincenti e lo sanno.
E poi hanno il nano.
Il nano, questo argutissimo elemento della nuova letteratura, che non disdegna di fare le sue apparizioni anche tra gli scrittori italiani. Nel romanzo di Purdy è uno dei personaggi principali, in uno dei racconti di Barthelme mentre i comanche attaccano la città si viene a sapere attraverso un Tagliando Internazionale di Pericolo che una non meglio identificata Jane è stata picchiata da un nano in un bar di Tenerife. Esilarante.
Tra l’avantpop e il postmoderno, forse il nanismo dilaga anche tra gli autori, mentre si gonfia sempre di più, come Il pallone di Barthelme, un nuovo genere letterario. Lo sperimentalismo lassativo. (bamborino)
Se la nostra epoca dovesse meritare un nome, dovrebbe chiamarsi epoca della prostituzione. (Heinrich Böll, Le opinioni di un c

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