giovedì 19 luglio 2012

Fëdor Dostoevskij


Fëdor Michajlovič Dostoevskij, La padrona. (Marsilio)
Decisamente marginale tra le opere di Dostoevskji.
Ingiustamente marginale.
Tuttavia talmente marginale che sono riuscito a trovare solo questa edizione con (squilli di tromba) il testo a fronte. E così ho scoperto che il cirillico non ha il minuscolo, e si limita a scrivere le lettere uguali ma più piccole. Che è stata la prima sorpresa di questo libro.
La seconda è stata che pur in mezzo alla solita roba con cui ogni tanto Dostoevskij esagera, cioè scenate febbri e svenimenti che qui sono veramente continui, questa volta abbiamo una storia piena di sesso, naturalmente senza dirlo in maniera esplicita ma si capisce lo stesso più che chiaramente.
Cioè il protagonista, il giovane e squattrinato Ordynov, rimane fulminato dalla bellezza di una donna giovanissima accompagnata da un vecchio che incontra per caso in una chiesa e fa in modo di andare a stare in subaffitto a casa sua, e i due si mettono a scopare quasi subito, con il nostro Ordynov che naturalmente tra una scopata e l’altra passa dalla febbre allo svenimento alla crisi isterica.
Ma non è che scopano e basta. Perché l’appartamento è piccolissimo, un ingressino e due stanze, e la stanza di Ordynov è separata dall’altra solo da un tramezzo, e di là dal tramezzo c’è il marito, Murin, e c’è anche una vecchia serva schifosa ma quello che conta è Murin cioè il vecchio della chiesa, che poi non è propriamente un marito, che sta male anche lui quasi in fin di vita ma poi guarisce, e probabilmente sente tutto quello che fanno i due dall’altra parte del tramezzo ma gli va anche bene, in fondo si rende conto che la sua Katerina ogni tanto qualche giro con uno più giovane ha il diritto di farselo.
Murin è un vecchio diabolico, una specie di stregone che può predire il futuro e ha sedotto questa bellissima Katerina quando  era poco più che una bambina, e la Katerina racconta tutta la storia a Ordynov facendo capire chiaramente che lei ci stava eccome, e poi racconta anche il resto e insomma la Katerina con gli uomini non è mai stata una che si tira indietro. Anzi le viene la bella idea, che è poi anche un’idea fissa di Dostoevskij, vedi René Girard, Dostoevskij dal doppio all'unità e Menzogna romantica e verità romanzescaanche se qui in La padrona non mi sembra che ci siano questioni di desiderio triangolare, le viene la bella idea che si potrebbe metter su un ménage a tre.
Non dico come va a finire, ma si tenga presente che Dostoevskij non è mai e in nulla scrittore di mezze misure, e quindi anche in questa storia tutti i personaggi, anche i meno significativi, sono delle vere grandiose potenze. (blifil)
L’amore non è solo un sentimento, è anche un’arte. (Honoré de Balzac, La ricerca dell’assoluto)

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