lunedì 16 luglio 2012

Vittorio Imbriani


Vittorio Imbriani, Dio ne scampi dagli Orsenigo. (Garzanti)
Henry James è quello che è, e Dostoevskij è quello che è, ma nella storia del romanzo psicologico anche Vittorio Imbriani ha una sua posizione, più che dignitosa.
Sempre che esista, un genere di romanzo psicologico, perché la psicologia dei personaggi, in realtà, l’approfondiscono tutti i grandi scrittori, e così di primo acchito, mi vengono in mente Emma di Jane Austen e Lady Anna di Anthony Trollope, che senza interruzioni, sbudellano motivazioni, dubbi, e pensieri, dei personaggi, per centinaia di pagine.
Indubbiamente i personaggi di questo romanzo non sono allo stesso livello di spessore e di approfondimento dei grandi stranieri, e nemmeno del quasi contemporaneo I Vicerè di Federico de Roberto, ma qui la storia è più che esile, prodromi avvenimenti e finale di un adulterio che tra l’altro De Roberto nel suo romanzo ne metterà uno quasi identico, e le pagine sono piene, dei dubbi e dei pensieri di tutti, su sé stessi, e sugli altri, e sul mondo, fino ai gesti, e agli abiti.
Così ci troviamo a leggere con passione, non tanto, per vedere cosa succede, ma come si sentirà lui o lei, e cosa penserà, e alla fine ci troveremo, con un romanzo di disillusione, che, forse, prepara Italo Svevo.
E se avete pensato, leggendo il post, che ci sono troppe virgole, le virgole ci sono per dare, con i miei poveri mezzi, un’idea, dello stile di Vittorio Imbriani, che è particolarissimo, e piacevolissimo, con un sacco di invenzioni linguistiche, e appunto con una pioggia continua di virgole, ma bisogna riconoscere che con le virgole anche Dickens, in originale, qualche volta ha la mano pesante, ed è, una bella passeggiata in un territorio, dove si respira un’aria, diversa dalla scarsità di ossigeno degli italiani attuali. (bamborino)
Vittorio Imbriani era profondamente in disaccordo con la pretesa manzoniana di toscanizzare la lingua italiana, e forse per questo troviamo un soddisfi a pag. 479, che Imbriani va bene, ma gli altri che sbagliano i composti del verbo fare li sbagliano e basta e sono degli ignoranti. Inoltre faccio salti di gioia per il Lei formale scritto sempre maiuscolo, che quando è minuscolo spesso va a finire che non si capisce niente, come salto di gioia a vedere i nomi di battesimo femminili sempre con l’articolo.
Il titolo del volume di Garzanti è I romanzi, e questo Dio ne scampi dagli Orsenigo è pubblicato insieme con l’altro romanzo di Imbriani, Merope IV, che lo precede. Io ho letto subito questo perché in Lombardia è quasi impossibile non aver conosciuto almeno un Orsenigo.
Nothing ever happened on this globe, for good, at which some people did not have their fill of laughter in the outset. (Charles Dickens, A Christmas Carol)

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