martedì 4 settembre 2012

George Steiner


George Steiner, Letteratura e post-storia. (Garzanti)

Questo saggio chiude Linguaggio e silenzio, di cui si è già parlato qua  e .
Ai tempi in cui era ancora attiva e vitale la presenza dell’utopia comunista, George Steiner prende in considerazione la possibilità di una fine della storia, come realizzazione di un’utopia di uguaglianza e di fine del bisogno e dei contrasti tra uomo e uomo, quando non ci saranno più conflitti sociali e speranze frustrate.
E si domanda come potrebbe essere la letteratura, in una possibile città futura di pacifica serenità, e soprattuto come potrebbe essere il rapporto con i libri nell’epoca dei nuovi media, molto più potenti del semplice segno della parola silenziosa.
Si leggono sempre più didascalie, dice George Steiner (lo dice anche Marc Augé in Nonluoghi), e sempre meno libri, e la lettura è sempre meno legata al rapporto con la propria silenziosa intimità personale, mentre le masse di popolazioni orali e illeterate irrompono nella scena della storia, nel momento dell’esplosione della comunicazione grafica. Steiner vede in ciò un profondo senso storico e si richiama a La galassia Gutenberg di Marshall McLuhan per ricordarci che l’epoca del libro stampato e della lettura individuale e silenziosa è solo un periodo di pochi secoli nella storia dell’umanità.
E da qui, dall’ipotesi di una fine del libro da leggere da soli, George Steiner apre un discorso sull’eventuale fine del senso di identità personale e sulle nuove possibili caratteristiche di una coscienza collettiva, nell’epoca in cui anche quello della morte sta diventando un concetto da rivedere, data l’esistenza delle banche degli organi, porzioni di individui che sopravvivono in attesa della nuova vita che troveranno in nuovi organismi.
Insomma il grande romanzo che portava l’interiorità anche negli avvenimenti esterni sta scomparendo e lascia il posto ad una narrativa che abbandona la linearità conseguente del discorso, sovverte i parametri consueti di tempo e di spazio e si avvicina sempre di più a una letteratura che si occupa di rapporti tra gli individui della nuova epoca.
In un certo senso, la mente collettiva della Rete, vedi Nicholas Carr, e la Noosfera di  Teilhard de Chardin.
Intanto, siamo ancora lontani dall’utopia dell’uguaglianza e della fine delle frustrazioni, e come dice McLuhan in Gli strumenti del comunicare, la nuova realtà forse diventerà il regno della noia, ma per ora, in un mondo in cui per forza di cose ognuno sente assai più di quanto capisca, viviamo nel regno dell’angoscia. (bamborino)




Solo il vero discorso rende possibile il silenzio autentico. (Martin Heidegger, Essere e tempo)

1 commento:

  1. la fruizione di un testo scritto richiede tempo ed oggi il tempo è conteso da troppi canali di intrattenimento. il testo scritto come lo abbiamo fin qui inteso fatica a mantenersi uno spazio tra tutta questa concorrenza comunicativa.

    penso che steiner sia il miglior critico letterario vivente ed ho appena letto il suo importante saggio tolstoj o dostoevkij, corredandolo con la rilettura dei karamazov e karenina ma ormai sono passatempi da archeologo.

    bel blog

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