martedì 23 ottobre 2012

Ernesto Sábato


Ernesto Sábato, Sopra eroi e tombe. (Einaudi)

La storia comincia con questo Martín che se ne sta seduto su una panchina in un parco, e sente misteriosamente la presenza di qualcuno che lo guarda alle sue spalle, la presenza di qualcuno che sta cercando di comunicare con lui, si gira e perbacco, lei è là, la ragazza misteriosa, che si allontana subito. Lui la insegue ma ne perde le tracce, e torma tutti i giorni alla panchina ad aspettarla, certissimo che lei ritornerà. Un bel giorno non ne può più, decide di non andare alla panchina, ma poi sente l’urgenza di tornare indietro e perbacco, lei è là.
Della ragazza misteriosa diremo che c’era qualcosa in lei che ricordava le indossatrici delle riviste di moda, ma che rivelava nello stesso tempo un’asprezza e una profondità impensabili in quel tipo di donne, e siamo solo a pag. 16.
A pag. 21 veniamo a sapere che i dolori di Martín si erano accumulati ad uno ad uno sulle sue spalle di bambino con un peso crescente e sproporzionato (e anche grottesco), di modo che lui sentiva di doversi muovere con attenzione, camminando sempre come un equilibrista, e a pag. 29 troveremo quegli uomini silenziosi e solitari che non chiedono niente a nessuno (e noi sappiamo che deodorante usa, l’uomo che non deve chiedere mai, il testo di questa parentesi è mio, non di Ernesto Sábato) e con nessuno parlano, seduti e assorti sulle panchine delle grandi piazze e parchi della città, e ci potremmo domandare perché questi uomini che non chiedono disdegnino le panchine delle piazzette o delle semplici strade, boh, si vede che hanno bisogno di spazio, magari si potrebbe chiedere a Beppe Sebaste.
Insomma, si scopre che Francis Scott Fitzgerald non è l’unico esempio di volgarità sentimentale, ma lo sapevamo già, perché su questi andazzi abbiamo incontrato anche Hermann Hesse e Sándor Márai. Non c’è dubbio che Ernesto Sábato cucina una minestra di classe superiore, ma gli ingredienti, e il gusto che ne rimane, sono sostanzialmente gli stessi.
Mi aspettavano 579 pagine fittissime di queste zuppette, e mi sono detto che per il momento non ce la faccio, e tra qualche anno vediamo. (bamborino) 

Per quel poco che ne ho letto, a pag. 20 ho trovato stati invece di stato.




Whether or not being hopelessly vulgar is being “bad” is a question for the metaphysicians. They are bad enough to dislike, at any rate, and for this short life that is quite enough. (Henry James, Daisy Miller)

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