martedì 26 febbraio 2013

Truman Capote


Truman Capote, Colazione da Tiffany. (Garzanti)

Parlare di questo libro ha poco senso o meglio non può avere il senso che si vorrebbe.
Per un’opera di così grande bellezza non è possibile costruire un discorso ordinato, come non è possibile trovarle una collocazione di genere o metterla nel campo della prosa piuttosto che della poesia.
La protagonista, Holly, è un colosso di tensione alla vita paragonabile a Emma Bovary e come si può dire per esempio di tanti personaggi di Dostoevskij, è una figura così ricca e dettagliatamente completa che da una parte sfugge ad ogni possibilità di classificazione in termini esistenziali e dall’altra nella sua perfezione potrebbe entrare come caso clinico in un testo di psichiatria.
Un capolavoro pirotecnico di continue smaglianti esplosioni di parole gesti movimenti colori, racconti dentro il racconto raccontati dai personaggi e raccontati dal narratore, storie che si dipanano tra le parole di una persona e le parole di un’altra (ancora Dostoevskij), variazioni di emotività, personaggi scolpiti a tutto tondo nello spirito e nell’aspetto con descrizioni delle facce assolutamente inarrivabili, un piacere totale che non si interrompe mai e purtroppo finisce dopo poco più di cento pagine, e il paragone si può fare soltanto con i punti più alti della narrativa di tutti i tempi.
Mettere la Colazione sullo stesso piano dei romanzi dell’Ottocento porta ad un confronto non tra generi letterari ma tra epoche, e il fatto che adesso non sia più possibile comporre affreschi grandiosi come Guerra e pace ma il limite della letteratura si trovi circoscritto alle piccole storie personali che si intersecano in un paio di strade di città non rende Capote meno grande di Tolstoj ma casomai ci porta ad una riflessione sulle miserie del nostro tempo.
E la lettura è una sorpresa anche per chi ha visto il film, perché la prospettiva narrativa è totalmente diversa e questa variazione rende anche la storia completamente diversa, come è completamente diverso il finale, che in un’opera di questa portata non poteva essere un bacio sotto la pioggia.
Truman Capote è veramente uno dei più grandi scrittori del Novecento. (bamborino) 




Che faremmo senza le donne? Prenderemmo un’altra piega. (Samuel Beckett, Mercier e Camier)

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