sabato 9 marzo 2013

Dante Alighieri


Dante Alighieri, Vita nuova. (Rizzoli)

Qualche nota personale su un capolavoro che vale la pena di rileggere.
Come ci mostra Eric Havelock per l’Iliade, Dante parla per ipostasi non solo delle emozioni, ma anche dei propri pensieri, che spesso non hanno l’aspetto di quella che è per noi la soggettività, ma vengono descritti come discorsi fattigli da Amore, e quando l’emozione viene descritta, per esempio nel capitolo II, non abbiamo una terminologia in qualche modo attinente allo spirituale o al mentale, ma violente descrizioni di fenomeni fisici, fino al punto in cui, nel capitolo XXIV, una sensazione di forte presa emotiva, che probabilmente noi descriveremmo come un’impressione di sentirsi diversi, come nel grandissimo Up in Michigan di Ernest Hemingway, quando Liz dice che si sente funny nel rendersi conto che le piacciono le braccia di Jim, diventa un’immaginazione di Amore come personaggio che sembra venire dalla parte dove c’è Beatrice, mentre il cuore gli sembra che non sia il suo.
Tuttavia ritengo necessario avvertire che con le modalità di linguaggio e quindi di pensiero diverse dalle nostre bisogna stare molto attenti, perché per quanto riguarda l’uso dei termini astratti da parte di popolazioni primitive, ne troviamo un’attestazione già all’inizio di Il pensiero selvaggio di Claude Lévi-Strauss.
Poi ci può venire in mente anche quello che in La galassia Gutenberg dice Marshall McLuhan dell’impronta tattile uditiva della percezione e della mentalità dei tempi precedenti l’invenzione della tipografia a caratteri mobili.
Impronta uditiva che viene fortemente confermata dal capitolo XIX, in cui Dante dice che l’amore comincia negli occhi e finisce, cioè si sviluppa in pieno, nella bocca. Cioè uno/a prima vede la persona amata e l’ama per il suo aspetto, ma l’amore si può radicare veramente in una meravigliosa pienezza solo con l’ascolto. E del resto la donna mia tanto gentile e tanto onesta pare, non tanto al vederla, ma al sentirne il saluto, e il dire, la voce, in questo sonetto famosissimo è dappertutto e sempre in luogo di emozioni, dalla lingua che deven tremando muta, allo spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima, Sospira.
E qui è doverosa l’osservazione che l’espediente stilistico di scrivere il discorso diretto mettendo una virgola e dopo la virgola una maiuscola, che qualcuno attribuisce a José Saramago mentre era già stato ampiamente usato da William Faulkner, qui possiamo vedere che è ben più antico di entrambi. 
Ancora a proposito dell’udito, e di come a quei tempi si leggesse ad alta voce, Dante ripete più volte che non scrive, ma  dice i sonetti e le altre composizioni che inframmezzano la Vita nuova.
A questo punto si può fare qualche osservazione, sulla faccenda dell’oralità secondaria che caratterizza la nostra epoca sempre secondo McLuhan, sull’autoreferenzialità e sulla metatestualità della letteratura moderna e postmoderna.
Nel XXVII, sempre ipostatizzando le emozioni, Dante arriva a un tale punto di autoreferenzialità da fare dei pensieri sui suoi pensieri e da mettere in discorso tutto, ben prima dei tempi del romanzo psicologico, vedi quando detto a proposito di Pamela, e nella continua autoreferenzialità e metatestualità per cui commenta tutte le composizioni poetiche del testo, e a partire dal XXXI si spinge fino a mettere il commento prima del testo, motivando ciò con il suo modo di sentire.
Potremo poi vedere, con riferimento a Menzogna romantica e verità romanzesca di René Girard, come prima del romanzo moderno e soprattutto prima dei tempi moderni, l’amore possa avere una costituzione del tutto improntata alla trascendenza, una trascendenza assoluta e non deviata, impregnata di caratteristiche religiose.
Non solo.
Credo che Vita nuova possa essere considerato un romanzo psicologico, e quindi si potrebbe fare una riflessione sullo sviluppo di questo genere attraverso le letterature, e domandandosi se Marshall McLuhan, ponendo nella tipografia a caratteri mobili l’origine dell’individualismo, abbia del tutto ragione.
Perché se da una parte René Girard mostra che a partire dal primo vero romanzo, cioè da Don Chisciotte, comincia quella che lui chiama la deviazione della trascendenza, che certamente non è presente in Vita nuova, mi sembra indiscutibile che la deviazione della trascendenza in realtà sia una specie di morte dell’individualismo, in un mondo in cui pochi sono in grado di appropriarsi di quello che secondo McLuhan è il dono che la tipografia ha fatto all’umanità, cioè la capacità di agire senza reagire, e in realtà vivono, come dice René Girard, le vite dei propri mediatori. (bamborino)




Nei momenti di emozione si guardano le cose con fissità, quasi senza essere consapevoli della loro esistenza. Successivamente si ricorda. (Joseph Conrad e Ford Madox Ford, Erediteranno la Terra)

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