domenica 16 giugno 2013


Christian Zacharias, Domenico Scarlatti: Sonates pour clavier. (EMI Classics)


Qualche anno fa, vicino a piazzale Loreto c'era ancora il negozio Stradivarius, ogni tanto ci andavo, al sabato mattina. Così avevo trovato questi cofanetti EMI di riedizioni di vecchi classici, a un prezzo molto conveniente. li ho lasciati lì e mi sono messo ad ascoltarli da poco.
Questo di Scarlatti è bellissimo, Christian Zacharias è divino. A tratti, parecchi tratti, sembra quasi di ascoltare Glenn Gould.
Quattro cd. Ma la meraviglia di questo meraviglioso cofanetto, la sorpresa che vale l'acquisto, cioè l'acquisto lo vale comunque e tutto, i 221 minuti e qualche secondo di ascolto delle quarantanove sonate dei cd 1, 2, 3 sono tutti di grandissimo piacere uno dopo l'altro e tutte le volte qualcosa rimane in mente per ore, ma la meravigliosa sorpresa, l'esperienza esistenziale che mi è giunta veramente inaspettata è il cd 4.
Lo strepitoso cd 4 offre diciannove (19) esecuzioni della sonata K 55, eseguita dal vivo come bis in diciannove diversi concerti.
Ovviamente le differenze tra un'esecuzione e l'altra sono sottili, ma comunque sufficientemente rilevanti da non annoiare mai. Anzi è un piacere che si ripete intatto ogni volta, anche lungo ascolti immediatamente successivi del disco.
Parlo di piacere, e l'unico termine di confronto che mi viene in mente è il far l'amore con una persona con cui ci si trovi veramente e profondamente bene. La faccenda è sempre più o meno la stessa, ma ogni volta è diverso, e in un certo senso ogni volta è più bello.
Come dice Raymond Radiguet in Il diavolo in corpo, Non nella novità, ma nell’abitudine scopriamo i piaceri più intensi. (blifil) 





Nulla muore interamente, si sa; per quanto poi perdiamo tutto. (Salvatore Mannuzzu, La ragazza perduta)

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