domenica 9 giugno 2013


Gaspare Palmieri - Cristian Grassilli, La Psicantria. (edizioni la meridiana)

In Malattia mentale e psicologia Michel Foucault (autore che si è occupato a volte anche di psichiatria ma nella bibliografia di questo libro non c’è) dice che i rapporti sociali, determinati da una cultura nelle forme della concorrenza, dello sfruttamento, della rivalità dei gruppi o delle lotte di classe, offrono al singolo uomo una esperienza della condizione umana in generale in quanto costantemente abitata dalla contraddizione. E continua senza pietà, Michel Foucault, dicendo che il sistema dei rapporti economici consente al singolo di entrare in relazione con gli altri, ma attraverso i legami della dipendenza; le leggi di coesistenza che lo uniscono ai suoi simili in un destino comune ve lo contrappongono altresì in una lotta che, paradossalmente, non è altro che la forma dialettica delle leggi stesse; l’universalità dei legami economici e sociali gli permette di riconoscere il mondo quale patria e di leggere un significato comune nello sguardo di ogni uomo, ma questo significato può anche coincidere con l’ostilità, così come la patria può anche dichiararlo un estraneo.
E Zygmunt Bauman in Voglia di comunità, anche lui a dire un sacco di cose bruttissime, tipo che le aziende odierne pagano i dipendenti in base al tempo di svolgimento delle loro mansioni, ma avanzano pretese su tutte le loro capacità, sulla loro intera vita e personalità, e così i dipendenti devono provare il loro ardore e dimostrare di valere più dei propri colleghi, e non esistono più meriti sufficienti a garantire stabilità per il futuro, e bisogna anche stare attenti al meccanismo di rimozione dei rifiuti (efficientissimo in tutto il mondo capitalista tranne che in alcune zone d’Italia) di cui parlava già Anthony Trollope in Le torri di Barchester, messo in moto in quest’epoca in cui i poveri non servono più come esercito di riserva dei produttori e sono invece diventati consumatori incompiuti e dunque inutili.
Mamma mia che brutto mondo, viene paura solo a pensare di esserci.
Il minimo che ci può capitare è di avere dei disturbi psicosomatici, se non addirittura mentali.
Ma possiamo stare tranquilli, sono tutte balle.
Furio Lambruschi ci rassicura, e in La Psicantria ci spiega che fino a una certa età la sintomatologia mentale e psicosomatica si determina sull’andamento dei legami primari d’attaccamento (sto male quando comincio a sentire insicuro e non più gestibile come ho sempre fatto il legame con mamma e papà), e successivamente sarà sempre più legata a brusche variazioni avvertite nei legami affettivi secondari, vale a dire i nostri legami sentimentali adulti, riedizioni rivedute e aggiornate dei legami primari (sto male quando sento che il legame con mia moglie/mio marito non è più governabile con le stesse modalità interpersonali).
Mamma e papà, moglie e marito.
In Il medium è il massaggio Marshall McLuhan più di quarant’anni fa diceva che il cerchio famigliare si è allargato e che il serbatoio mondiale di informazioni creato dai mezzi di comunicazione elettrici supera di molto ogni possibile influenza che mamma e papà possano ora esercitare, che il carattere non è più formato soltanto da due esperti sinceri e perfetti, e che ora tutto il mondo è maestro.
Anche se non c’è bisogno di Marshall McLuhan per accorgersi di queste cose, la televisione e il computer ce li hanno tutti, ma per la psicologia non esistono.
Volendo andare ad epoche precedenti e in Europa, possiamo leggere quel che scrive Jean-Paul Sartre nel famosissimo racconto Infanzia di un capo, in cui segue lo sviluppo di una personalità appunto attraverso un'esistenza che viene influenzata da fattori quali le scuole frequentate, le amicizie, il senso della propria posizione sociale, i rapporti con la politica e altre sciocchezze irrilevanti di cui si occupano i pensatori di quart’ordine.
E così grazie agli psichiatri e agli psicologi siamo sul punto di vincere finalmente l’infelicità, che presto sarà solo un ricordo di quelle epoche oscure in cui l’umanità era ancora dotata della funzione del pensiero e c’erano dei tristi poveri sciagurati che scrivevano roba come Anna Karenina e sciagurati ancora più tristi e ancora più poveri che questa roba la leggevano. Adesso in tutte le scuole di ogni ordine e grado gli alunni che hanno problemi, chissà chi lo decide che hanno problemi, vengono inviati dallo psicologo/a che in breve i problemi risolverà.
In un contesto generale che non si ferma alla medicalizzazione di tutta l’esperienza esistenziale che già Marshall McLuhan aveva previsto in Gli strumenti del comunicare in cui ci dice che l’immagine televisiva, suscitando un appassionato desiderio di coinvolgimento profondo in ogni aspetto dell’esistenza, crea l’ossessione del benessere fisico.
Qui a pag. 15 Leo Lo Russo ci dice che la psichiatria, non più soltanto disciplina d’organo, bensì sapienza (sic) a trecentosessanta gradi, che poi dico io magari potrebbe essere considerata nel novero delle materie di cui parlano C. K. Ogden e I. A. Richards in The Meaning of Meaning, la psichiatria si dice qui e non gli psichiatri, una psichiatria che interviene nel mondo come una delle divinità omeriche di cui parla Eric Havelock in Cultura orale e civiltà della scrittura, questa psichiatria ipostatizzata (vedi sempre Ogden e Richards) è capace di riassumere la persona nella sua complessità biologica psicologica e sociale. Anche se tutto il sociale di cui si parla in sostanza è sempre solo la mamma e il papà.
Perché al giorno d’oggi anche se ti capita che ti ammazzano il papà in Afghanistan sei lo stesso in una botte di ferro (viene in mente Attilio Regolo), perché ti mandano a casa una psicologa che si occuperà di te e dei tuoi problemi.
E sveglia, gente, perché le problematiche sociali non esistono, nemmeno per disturbi che adesso dilagano e che fino a qualche anno fa erano rarissimi, vedi disturbi del comportamento alimentare e borderline e tossicodipendenze, chissà come mai aumentano, visto che mamma e papà e moglie e marito ci sono sempre stati.
Se per le cosiddette scienze psicologiche non fosse così importante negare l’influenza dei fattori economici e sociali nella nostra vita e nei nostri disagi (vedi René Girard, Anoressia e desiderio mimetico), ci si potrebbe domandare se forse sono cambiati mamma e papà e moglie e marito e se le famiglie di oggi stanno diventando diverse dalle famiglie di una volta, ma lasciamo perdere.
O ci si potrebbe domandare se l’aumento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo non possa essere legato a un mondo che mantiene ancora aspetti legati alla frammentazione di tipo tipografico della catena di montaggio ma li disorganizza nella comunicazione a mosaico dei media elettronici.
E a proposito dei mezzi di comunicazione e dell’impatto che questi possono avere sul nostro vivere e soffrire di tutti i giorni, forse per degli addetti ai lavori riguardo all’ansia potrebbe non essere così difficile osservare che Il concetto dell’angoscia di Søren Kierkegaard, come ci fa notare Marshall McLuhan, è stato pubblicato nello stesso anno della nascita del telegrafo.
Altre domande potrebbero venire in mente, per esempio di come mai adesso sta diventando tutto una dipendenza, e il gioco d’azzardo viene messo sullo stesso piano della dipendenza da eroina. Sempre evitando per carità di domandarsi se il gioco d’azzardo non si stia diffondendo grazie alla sua legalizzazione, ci sono i Gratta e Vinci anche negli uffici postali, e se questa legalizzazione, di cui Marshall McLuhan in Gli strumenti del comunicare parlava già nel 1964, non sia come diceva lui un risultato dell’attuale ritorno a costumi tribali.
Che potrebbe essere un tentativo di risposta, il ritorno ai costumi tribali, al quesito di come stia cambiando la famiglia, sia al suo interno sia nei suoi rapporti con la società.
Certo che è difficile pensare che uno/a che si trova a vivere una vita condizionata dall’andamento dei legami primari d’attaccamento, e che non solo non è riuscito/a a liberarsene ai tempi delle ribellioni dell’adolescenza ma anche dopo non si è mai accorto/a che ci sono un sacco di librerie, con tutto che a scuola gliel’avevano detto che per farsi un’idea della vita ci sono anche i libri oltre alle belle parole di mamma e papà, come se nel mondo poi non ci fosse anche il cinema i giornali e la televisione, no, per le psicologie il sociale non esiste, e insomma se uno/a è davvero così, che si frega la vita sui legami primari d’attaccamento, viene il sospetto che in un mezzo a gente che adopera la testa questo/a qui più che un malato/a verrebbe considerato/a semplicemente un/a povero/a cretino/a, tutto con o/a perché vogliamo essere politically correct e non fare discriminazioni di genere.
Ma a questo punto ci viene in mente che forse potrebbe valere la pena di rivedere un po’ anche un discorso sulla presa di potere psichiatrica nella vita quotidiana, che come c’è scritto in The Loss of Sadness di Allan Horwitz e Jerome Wakefield ha trasformato le problematiche esistenziali in sintomi diagnosi e malattie.
Anche se potrebbe essere legittimo il pensiero che, dato che esiste la categoria di quelli che curano le malattie, forse anche questi curatori in un modo o nell’altro devono arrivare alla fine del mese e visti i loro legami primari cioè che devono dare da mangiare ai loro bambini, allora se si inventano ogni mese nuove categorie di malati sarà più facile per i curatori guadagnare qualche soldino in più.
In realtà, è possibile che tutto questo riferimento continuo a mamma e papà che le psicologie fanno fin dai tempi di Freud possa essere collegato all’abolizione, in regime di oralità secondaria (vedi Walter Ong, Oralità e scrittura e ancora Marshall McLuhan, La galassia Gutenberg), del punto di vista individuale tipico dell’epoca tipografica, che viene in questo caso sostituito da uno schema reattivo uguale per tutti, che forse potrebbe essere ipoteticamente collegato al discorso di René Girard sulla mediazione esterna e la famiglia, vedi Menzogna romantica e verità romanzesca.
Schema reattivo che poi viene codificato con precisione dal famoso DSM IV al quale fa spesso riferimento il testo, e che è una classificazione americana dei disturbi mentali. In La Psicantria, e peraltro nemmeno altrove nei templi della psichiatria, nessuno si domanda come mai proprio gli americani abbiano messo in piedi questa classificazione alla quale fa da tempo riferimento tutto il pianeta, e se invece se lo domanda qualcuno dei lettori di questo post, lo invitiamo a una riflessione molto facile, che chissà come mai si è sentita così fortemente la necessità di definire con precisione la patologia mentale proprio in un paese in cui la sanità è nelle mani di compagnie di assicurazione private che quando pagano vogliono sapere precisamente cosa pagano e quindi hanno bisogno di un tariffario preciso e di denominazioni precise per ogni malattia, e forse è possibile che questo DSM IV non esprima tanto un valido pensiero scientifico sulla patologia mentale, ma le necessità di chiarezza degli assicuratori. Ovvero, se si vuol sostituire al fenomeno la sua descrizione, come al giorno d’oggi si fa sempre più spesso, cioè facciamo diventare il disagio un numero del DSM IV, potremmo almeno utilizzare descrizioni nazionali, dato siamo ancora un po’ diversi dagli americani, anche se grazie, tra l’altro, a questi modi di vedere la psichiatria, lo siamo sempre meno, vedi supra quanto detto dello schema reattivo uguale per tutti.
Poi, dato che a pag. 38 compare il sintagma, sesso sregolato, possiamo vedere che psicologi e psichiatri con il sesso hanno come al solito qualche problema, vedi Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze di Paolo Legrenzi. Cioè, cos’è il sesso sregolato? E come al solito sarebbe interessante saperne di più, su questo sesso sregolato, perché mi dico, una coppia sposata e fedele che per un po’ ha rapporti due volte alla settimana e poi per un po‘ lo fa tutti i giorni, e poi magari niente per un mese e poi un rapporto isolato e poi dopo due mesi di nuovo a darci dentro tutti i giorni, mi sembra roba fortemente sregolata. 
O una persona che immancabilmente tutti i martedì e tutti i giovedì ha rapporti con un partner diverso fa del sesso sregolato?
Insomma è davvero una seccatura che ci siano dei rompiballe come Michel Foucault e come Zygmunt Bauman e ci meto anche Marc  Augé con Che fine ha fatto il futuro?, che tirano fuori assurdità come la perdita del senso di sé in un mondo sempre più invaso all’ambiguità, dalla globalizzazione, dalla precarietà lavorativa, assurdità complicate che collegano le vicende individuali delle persone al mondo in cui vivono.
Ma nell’epoca del trionfo dell’oralità secondaria, non avremo solo la possibilità di risolvere tutti i problemi con il colloquio psicoterapico, ma potremo fare molto di più, e così arriva la grande trovata.
Perché qui ci troviamo di fronte alla rivoluzionaria novità della psichiatria uditiva, che per essere più piacevole e di maggior aiuto a tutti nella soluzione di ogni possibile problema esistenziale, è addirittura cantata e come tale fiorisce nell’annesso cd.
Si comincia con una bella canzone per spiegare che differenza c’è tra lo psichiatra e lo psicologo (disponibile live qui da YouTube), poi ci sono tante belle canzoni una per ogni disturbo, e alla fine la bellissima canzone  degli auguri dello psicoterapeuta (Anche questa disponibile qui da YouTube), che dopo un rapido richiamo al nostro valore secondo lo stile di una nota pubblicità,  ci invita a superare le nostre difficoltà esistenziali godendoci un tramonto in riva al mare, che è una di quelle esortazioni che sembra di sentire la nonna, e dato che abbiamo a disposizione anche nel telefonino un mezzo elettronico come la fotografia digitale che è adatto a trasformare anche questo tramonto in riva al mare, come dice Marshall McLuhan in Gli strumenti del comunicare, in una merce prodotta in serie, lo psicoterapeuta ci invita a portarci il tramonto a casa facendogli una bella foto.
E non basta, il cd è dotato di geniale copertina tipo Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band ma con molte celebrità della psichiatria tra i personaggi. Forse avremmo preferito la copertina di London Calling magari con una celebrità della psichiatria sotto al basso di Paul Simonon, e crediamo che sarebbe stata più adatta anche la copertina che volevano gli Stones per Beggars Banquet, ovviamente con scritte sul muro completamente diverse.
In chiusura, segnaliamo che in una delle tre (3) prefazioni di questo libro (la mia copia della Storia della follia nell’età classica di Michel Foucault ne ha solo una) quanto attribuito da Marco Rigatelli a Il mito di Sisifo di Marcel Camus non è esatto, in quanto nell’incipit Camus parla del problema se il mondo abbia tre dimensioni o se lo spirito abbia nove o dodici categorie e non della matematica e tanto meno delle arti. Si può trovare la citazione completa nel post che abbiamo dedicato a Il soccombente di Thomas Bernhard. (bamborino, herzenstube)




Idealmente, una nuova posizione filosofica, come una nuova barca a remi, dovrebbe essere lasciata in porto per un giorno o due, perché le giunture si stringano gonfiandosi, prima di farne uso costante. (John Barth, L'Opera Galleggiante)

1 commento:

  1. Oh Madonnina mia questo post è bellissimo e mi sono fatta un sacco di risate alle spalle degli psicologi!!!

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