sabato 7 settembre 2013

Samuel Beckett


Samuel Beckett, Mercier e Camier. (SugarCo)

A scrivere qualcosa su Beckett ci vuole un bel coraggio, cioè uno si sente un verme che dice la sua su Dio, e allora vale la pena di dire che non si sta cercando di dare pareri, ma semplicemente di invitare alla lettura di questo grandissimo con un'opera che secondo me mette insieme mirabilmente quella malinconica incomprensibilità e quel sarcasmo quasi intenerito che gli sono caratteristici.
Così leggiamo questa storia di un viaggio mal definito di due personaggi mal definiti, e anche questa cosa che ho scritto è mal definita perché di Beckett non si può scrivere niente di ben definito, si può dire che questo viaggio potrebbe essere la metafora del viaggio sempre incerto e mal definito dell’esistenza e delle sue indefinibili possibilità che non sono mai vere possibilità ma sempre incomprensibili successioni di fatti indefinibili ma non c’è bisogno di dirlo, si capisce subito in tre pagine.
Però è ben definito il fatto che durante la lettura si avrà ancora una volta la sorpresa di scoprire che i cosiddetti postmoderni non hanno inventato niente di nuovo e soprattutto si scoprirà ancora una volta che l’unico che ha tenuto alta la fiaccola di Beckett senza scimmiottarlo e illuminando il suo tempo con la stessa fortissima luce, l’unico è David Foster Wallace. (blifil)




Non so, di quel che non comprendo amo tacere. (Sofocle, Edipo re)

1 commento:

  1. Un altro accostamento possibile a DFW è Kafka: non nello stile (uno scavato, l'altro logorroico all'eccesso) quanto nell'umorismo tragico.
    In ogni caso DFW è l'unico che può accostarsi ai grandi del novecento per così dire, quasi alla stessa altezza.

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