venerdì 1 novembre 2013

A.M. Homes


A.M. Homes, May We Be Forgiven. (Granta)

Ad un certo punto della lettura ho cominciato ad avere l'impressione di leggere, più che un romanzo, un testo di sociologia o di antropologia. Sociologia e antropologia degli stati Uniti di adesso.
Poi mi è venuto in mente Guerra e pace. Pensiero che, così come mi è venuto, mi è sembrato assurdo.
Però mi è venuto anche il pensiero di pensarci su, a questo, e mi sono resa conto che Guerra e pace è un romanzo, o meglio il romanzo, che parla di tutto.
E anche May We Be Forgiven è un romanzo che parla di tutto.
La violenza domestica. Una storia d'amore extraconiugale. I problemi dell'assistenza sanitaria. Il licenziamento improvviso. La riforma carceraria. Il traffico internazionale di armi. La beneficenza nei confronti del Terzo Mondo. I problemi di quelli del Terzo Mondo quando incontrano il capitalismo avanzato. La vita nei college americani. I genitori dei ragazzi dei college americani. La caccia al sesso in rete, esperienze pericolose comprese, con bambini che si intrufolano nei contatti dei genitori. La diffusa depressione che cerca sollievo nel sesso e nell'abuso di psicofarmaci. Le difficoltà con i genitori affetti da Alzheimer. Gli adolescenti affetti da disturbo dell'attenzione. Il rapporto con gli Ispanici. La vita degli anziani negli ospizi di lusso. La seduzione omosessuale da parte degli insegnanti nei college. Lo psicopatico che uccide la ragazza. I problemi psicologici di quelli che hanno ricevuto un organo trapiantato da un morto di morte violenta. Varie questioni sul rapporto degli Ebrei con i loro usi e costumi. L'Anonima Alcolisti. E dato che il protagonista è un professore di storia che sta scrivendo un libro su Richard Nixon, c'è una riflessione sulla storia degli Stati Uniti e sulle direzioni che ha preso, anche se la Homes non poteva arrivare fino a Barack Obama che festeggia Halloween regalando dolciumi ai bambini di un popolo di obesi. Probabilmente c'è anche dell'altro che non mi ricordo, mi sembra che ci sia anche qualcosa sulla burocrazia.
Come Tolstoj, anche la Homes va a finire in un bel quadretto di serena felicità, e ci tesse gli elogi della famiglia. Ma  in questo romanzo è proprio da una situazione famigliare pessima, che arriva all'omicidio, che era cominciato tutto e si potrebbe dire che se Guerra e pace canta l'epica di tutta la vita in un intersecarsi di esistenze collegate tra di loro e collegate con il mondo, May We Be Forgiven canticchia il ridicolo e la drammatica mancanza di dignità delle attuali cadenze del quotidiano, e procede a scatti, come una serie di episodi separati, tra gente che si incontra e tira via.
A.M. Homes scrive gran bene, la prima parte del romanzo è intensa e travolgente e alla fine abbiamo una lettura che è stata piena di sorprese e tutt'altro che spiacevole, ma non si riesce a capire se lo zuccheroso sciroppo di buoni sentimenti del finale abbia qualche valenza ironica, o sia proprio buonismo del più efferato. Come tutto sommato credo che sia. 
E mi dispiace, perché della Homes mi ricordavo i racconti, bellissimi, di La sicurezza degli oggetti. (moll)

Mi telefona l'amico Zarlingo, che sta leggendo il libro in italiano, Che Dio ci perdoni (Feltrinelli), sorpreso di trovare una macchina della polizia italiana, denominata nella traduzione gazzella della polizia, che si aggira in un parcheggio, e me ne chiede gentile riscontro, se cioè anche nel testo originale ci sia una macchina della polizia italiana. E ovviamente nel testo originale non c'è la gazzella italiana, ma semplicemente una cop car.
Tenendo presente che in inglese questo romanzo è, o almeno è stato per me, un più che istruttivo ma faticosissimo esercizio di dizionario.




Qualunque atto di acquisizione in tema d'amore o di lezioni di vita non risulterebbe così apprezzabile (anzi mi parrebbe quasi di poco valore) se non fosse sempre accompagnato da un prezzo da pagare sulla propria pelle, esponendosi direttamente, spesso anche con conseguenze spiacevoli. Non è forse vero che questi momenti sono consacrati alla conoscenza, che si raggiunge proprio attraverso percezioni ed esplorazioni sempre insidiose e infide, e quando passano, possiamo infine appenderli ai muri della nostra memoria, ognuno al suo posto, proprio come degli ambiti trofei? (Henry James, Autobiografia degli anni di mezzo)

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