domenica 3 novembre 2013

Nathan Englander


Nathan Englander, Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank. (Einaudi)

Dopo Per alleviare insopportabili impulsi, da Nathan Englander mi aspettavo un altro capolavoro.
Invece qui non ce l'ho fatta ad andare al di là del terzo racconto.
Come nel precedente, storie ebraiche. Ma a differenza di quel che ho trovato in Per alleviare insopportabili impulsi, qui le storie ebraiche sono solo storie ebraiche, e in qualche modo rimangono confinate in temi che non si allargano a comprendere l'esistenziale dei gentili. Addirittura, per esempio in Come vendicammo i Blum, si fermano su un qualsiasi che forse non c'era nessun bisogno di scrivere e soprattutto di leggere, cioè per punire il bullo antisemita del quartiere abbiamo chiamato uno in gamba che l'ha picchiato.
Tutto questo con una fascetta e il retro della sovracoperta che ancora una volta inneggiano all'umorismo di Nathan Englander.
Ma in questo libro, sostanzialmente c'è solo noia. (bamborino) 




Ogni storia d'amore è potenzialmente anche storia di sofferenza. Se non subito, in un secondo tempo. Se non per l'uno, per l'altro. Per tutti e due, qualche volta. (Julian Barnes, Livelli di vita)

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