venerdì 27 gennaio 2012

Günter Grass, Heinrich Böll, Primo Levi

Günter Grass, Il tamburo di latta. (Feltrinelli)
Heinrich Böll, Opinioni di un clown. (Mondadori)
Primo Levi, Se questo è uomo. (Einaudi)
George Steiner, in Nota su Günter Grass, uno dei saggi di Linguaggio e silenzio, vede nei romanzi di Günter Grass il potere di indurre i tedeschi ad affrontare il proprio mostruoso passato. Boh. Di Grass ho letto solo Il tamburo di latta, mi ci ero annoiato quel tanto che basta, non al punto di non riuscire a finirlo, poi ho provato a leggere qualcosa d’altro di suo ma in una pagina ero già stufo. In ogni modo, che cosa avesse a che fare Il tamburo di latta con questo mostruoso passato dei tedeschi, non sono riuscito a capirlo. E non credo che riuscirei a capirlo nemmeno se mi imponessi la fatica di rileggere il libro, cioè non credo che per affrontare un qualunque tipo di passato, mostruoso o meno che lo si voglia considerare, non credo che ci sia bisogno di tirar fuori metafore o simbolismi di nani e tamburelli. Con tutta l’ammirazione che ho per George Steiner.
Decisamente più leggibile e molto più bello del pasticcio di Günter Grass, un altro romanzo che affronta il passato della Germania è Opinioni di un clown. Dove la mostruosità di quel passato consiste nel fatto che i genitori del clown sono stati fra i tanti fedelissimi di Hitler e del grande Volk e hanno mandato a morire la sua sorellina in guerra, negli ultimi giorni di guerra, per niente.
Anche Se questo è un uomo è un libro che affronta un mostruoso passato. E affronta un mostruoso passato che è il passato dei tedeschi, ma è anche il passato degli altri. E c’è una differenza, tra il mostruoso passato dei tedeschi e il mostruoso passato degli altri che erano lì anche loro, a poca distanza dai tedeschi, mentre questo mostruoso passato si svolgeva come mostruoso presente.
Nei lager c’è stata un sacco di gente, e c’è una differenza tra il ricordo del mostruoso passato di quelli che avevano in mano la frusta e la pistola, e il mostruoso passato di quelli che erano dall’altra parte. (bamborino)
A Lodz un rabbino fu costretto a sputare su una pergamena della Torah che si trovava nell'Arca Sacra. Temendo per la propria vita egli ubbidì e profanò ciò che per lui e il suo popolo è sacro. Dopo un po' di tempo non aveva più saliva, la sua bocca era secca. Quando il nazista gli chiese perché aveva smesso di sputare, il rabbino rispose che aveva la bocca secca. Allora il figlio della «razza superiore» cominciò a sputare nella bocca del rabbino, e il rabbino continuò a sputare sulla Torah.
(Pergamena d'agonia. Il diario di Varsavia di Chaim Kaplan, riportato da George Steiner in Poscritto, uno dei saggi di Linguaggio e silenzio)

1 commento:

  1. Pensa un po' che io "Il tamburo di latta" l'ho amorevolmente detestato.

    E quella storia dei Tedeschi, bah, è come cercare per forza meriti anche dove si potrebbe soprassedere.

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