Helen Humphreys, La verità, soltanto la verità. (Playground)
Helen Humphreys ha scritto un romanzo grandioso su una cosa che di grandioso non ha proprio niente, cioè su un amore infelice e che non arriva nemmeno mai alla gioia di un’intera giornata e di una notte passate insieme.
Se poi il grandioso non è proprio questo.
In un romanzo che si costruisce stilisticamente nei racconti in prima persona, con frasi brevi, nette e affilate, e che scandiscono i fatti senza mai contornarli in completamenti risolutivi.
Cosa ci può essere di più grande e di più intenso, nella vita di una persona, se questa vita è percorsa dalla forza di un sentimento che non riesce mai a esprimersi fino in fondo, e rimane sempre in tensione senza trovare il punto finale della completezza.
Forse l’amore facile non esiste. O forse l’amore facile, l’amore non contrastato non è amore.
C’è un amore facile, che è quello che si sviluppa nella semplicità festosa della vita quotidiana, nei sorrisi dei bambini, nei gesti ripetuti e prevedibili della coniugalità felice, ma forse questo non è nemmeno amore, è una cosa bellissima, forse è la cosa più bella della vita, ma forse non è amore. O è un’altra specie di amore.
E poi La verità, soltanto la verità è un libro sul dolore e sulla morte. Sulla semplice brutalità del dolore e sulla sorpresa che è sempre la morte di chi ci è caro. Ed è un libro sul ricordo.
Su quei momenti di angoscia in cui si va in giro a guardare i luoghi dei pezzi dispersi della propria esistenza.
Su quella parte finale della vita in cui si tirano le somme, e non si sa mai se abbiamo finito in perdita o in guadagno. Cioè non si può mai sapere, né mentre si vive un giorno dopo l’altro né quando si passano in rassegna i ricordi, non si può mai sapere cosa abbiamo guadagnato e cosa abbiamo perduto. Perché da ogni perdita in fondo è venuto un guadagno, e ogni guadagno è stato pagato con tante perdite.
Forse l’importante è solo non chiudere in pari. (bamborino)
A pag. 99 c’è un bruttissimo indicativo sa al posto del congiuntivo sappia, a pag. 105 c’è un vistoso errore di giustificazione o come si chiama l’incolonnamento delle righe, a pag. 125 c’è decade invece di decennio, vedi Devoto-Oli che in italiano decade vuol dire dieci giorni e traduce malissimo l’inglese decade che vuol dire decennio, a pag. 187 cose invece di cosa, a pag. 231 c’è delle invece di alle, o manca una a.
Ma a parte questo, i libri di Playground io li comprerei tutti, hanno delle copertine bellissime e un formato meraviglioso e una morbidezza inarrivabile che stanno aperti da soli senza fatica e una carta non bianca che è un piacere continuo vedere e toccare.
There is nothing like a cheerful mind for keeping the body in health. (Anne Brontë, Agnes Grey)
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